Archeologia pubblica al Museo della Forma Urbis: un memoir.

Quel giorno in cui abbiamo scritto, insieme, una pagina importante dell’archeologia #

Sono trascorsi 55 giorni da quel mercoledì 31 gennaio 2024, in cui ci siamo riuniti al Celio per esplorare insieme il nuovo Museo della Forma Urbis e il parco pubblico annesso.

Dopo quel che è accaduto, che ho visto svolgersi – tra orgoglio e incredulità – e che abbiamo condiviso, tutti e trenta quanti eravamo quel giorno, mi ci è voluto del tempo per meditare e tirare le mie conclusioni. E dunque eccomi con un breve memoir che mi pare importante consegnare alla memoria del web e alla curiosità di chi vorrà leggerlo, per sapere cosa è successo quel giorno, o per rievocare ricordi comuni.

Cosa è successo? – vi starete domandando. Beh, posso dire, con soddisfazione e gratitudine, che abbiamo scritto insieme una pagina importante della storia dell’archeologia pubblica in Italia. No, non sto esagerando. Lo abbiamo fatto, e ci siamo riusciti perché – ne deduco – c’è qualcosa di molto potente che da qualche tempo a questa parte ci accomuna e sul Celio, quel 31 gennaio, ce lo siamo confessato.

Dal mio punto di vista, è stata la giornata più bella della mia vita di creator del progetto MURI PER TUTTI, in nome del quale ho lanciato un’idea che in tanti avete accolto con entusiasmo. Per la prima volta – nella mia esperienza di sicuro, ma penso anche nel settore dei social – una comunità virtuale si è riunita in un luogo diventando reale, al richiamo non di una istituzione culturale, né di un brand e non perché ci fosse uno scavo aperto, come di solito da noi accade quando si scatena l’archeologia pubblica.

No, è successa un’altra cosa.

Muri per tutti-chiama-Community

31.1.2024. Da community virtuale a comunità reale sul Celio.

Quel che, di fatto, è successo, è che, con i tempi dettati da Instagram, con la selezione a monte che un social del genere produce nei confronti di chi non lo frequenta;

con le difficoltà dello stare sul pezzo nel momento in cui le notizie circolano, come ad esempio la scelta della data, l’orario e le istruzioni pratiche;

con tutte le difficoltà ulteriori legate al fatto che il progetto Muri per tutti è gestito in maniera autonoma da me e senza alcun finanziamento, per cui tutto si basa sulla buona volontà non solo mia, ma anche vostra che decidete ogni giorno di darmi fiducia;

tutto ciò considerato, un giorno, a inizio gennaio, mentre guidavo per la Sabina (un posto altamente ispirante, ormai lo so con certezza), ho pensato che avrei voluto lanciare un #happening (alla John Lennon) al neonato Museo della Forma Urbis al Celio, rivolgendolo alla Community di Instagram.

Mentre guidavo (qui le strade sono lunghe e molto panoramiche) ho provato a immaginarmi la cosa e ho visualizzato un evento a più voci, in cui sarebbe stato bello coordinare un’esperienza corale, dal basso, orizzontale, di quelle che piacciono a me: niente fronzoli, niente battimani, nessuna stucchevole gerarchia accademica, ma solo tante menti aperte e curiose di condividere uno spazio urbano rinnovato, una memoria storica, un nuovo racconto.

La voce dei marmi e di @Aloarcheo

Tutti rapiti ascoltando le storie di marmi raccontate da @aloarcheo, archeologo esperto in decorazione architettonica

La prima persona a cui ho pensato è Alessandro Mortera. Se vi state domandando chi sia, ve lo dico subito. Alessandro, su Instagram @Aloarcheo, è un giovane ricercatore romano specialista in decorazione architettonica, un campo di ricerca tanto bello quanto esclusivo: una volta che decidi di dedicartici, ti risucchia al punto che per forza di cose diventi un esperto e ne sarai per sempre sedotto.

Con Alessandro ci conosciamo da anni, in realtà, anche se abbiamo età accademiche diverse. Io sono più anziana, ma abbiamo frequentato le stesse aule a Roma Tre e gli stessi cantieri di formazione, specialmente – anche se in anni diversi e con équipe diverse – i Fori Imperiali. Per motivi anagrafici non ci siamo, quindi, mai frequentati, ma è stato proprio grazie a Instagram che ne ho riscoperto i pregi, uno su tutti la poesia che trasuda da ogni sua considerazione sulle decorazioni architettoniche e sugli scorci, sempre marmorei, di Roma.

Insomma, non potevo lasciarmi scappare questo talento. Se c’è una cosa che da ricercatrice ho imparato, infatti, è proprio riconoscere chi ha stoffa per la ricerca. E Alessandro ne ha parecchia. Mi sembrava la persona giusta per quella visione e così l’ho contattato.

Nonostante fosse sotto consegna della tesi di dottorato (uno di quei momenti in cui sei talmente su di giri che potresti non dormire per 48 ore senza scomporti) ha accolto con entusiasmo la proposta di raccontare insieme il parco del Celio e il Museo della Forma Urbis e, inoltre, ha portato all’evento una ventata di aria fresca coinvolgendo giovani archeologi in formazione di varie Università.

Una meraviglia!

La voce contemporanea di @RomaSlowTour

Ascoltando la storia dell’architettura Balilla a partire dai locali in cui è allestito il Museo della Forma Urbis dalla voce della mitica @RomaSlowTour

In verità Alessandro non ha aderito subito, perché è persona molto professionale e non era sicuro di farcela per via della tesi. Io, però, dovevo andare avanti, lanciare la cosa, sapete, come quando sentite che una cosa la dovete fare in quel momento… ecco, io dovevo farla.

Metteteci pure che la vita da fuori sede/madre/prof non mi consente di temporeggiare, né di lasciar passare troppi treni (e ci potrei scrivere un libro sul contro-tempo della vita vera su Instagram), per cui ho lanciato l’evento, con una settimana di anticipo.

Mi sembrava il caso di testare le reazioni della Community rispetto a un evento in un sito appena inaugurato e con un buon margine di vantaggio per poterci partecipare. Su questo, tuttavia, devo anche dire che Instagram non aiuta. Tenere in piedi la costruzione di un evento usando solo le Storie mi ha insegnato parecchio su come funzioni il simpatico algoritmo. Di sicuro, più la notizia ha tempo di girare, più persone arrivano a te, e quindi vale la pena di darsi almeno sette giorni per una cosa simile.

Ma c’è anche da dire che la Community virtuale ha delle sue regole. E con alcuni ci sentiamo praticamente tutti i giorni, anche solo per un breve aggiornamento. Chi si somiglia si piglia, si dice, no? Sta di fatto che tra le prime persone ad aderire all’evento, con mia grande sorpresa, c’era proprio Gabriella, una donna per me mitica, guida abilitata e curatrice del progetto Roma Slow Tour. Non la conoscete? Non ci credo. Andate subito a leggere cosa scrive, quali tour organizza e con quanta umiltà e profondissima preparazione ci racconta Roma e le sue infinite storie.

Ricevere la sua adesione mi ha riempita di orgoglio. Non l’avevo mai conosciuta dal vivo, anche se mi sentivo, e mi sento, in forte sintonia con il suo metodo e con il suo stile. Mi sono appassionata al suo profilo specialmente durante il suo viaggio a New York, durante il quale ci ha letteralmente portati a spasso per le strade della Grande Mela insieme a lei, attraverso il suo impeccabile approccio letterario a qualsiasi manifestazione urbana.

Insomma, ricevuta la sua adesione mi è sembrato immediatamente il caso di chiederle di intervenire all’evento, magari sulle architetture fasciste e, quindi, sul “contenitore” del Museo della Forma Urbis. Mi sentivo un pò in colpa dal momento che per una volta forse voleva fare la turista, ma è stato più forte di me. Ho sempre amato le collaborazioni sincere e sinergiche, situazioni che ho sempre agognato nella mia vecchia vita accademica e che non ho purtroppo quasi mai vissuto serenamente.

E, invece, Muri per tutti e Roma Slow Tour di sono date la mano.

Ed è stato bellissimo.

La voce dell’epigrafia e di @LaGrottadiTiberio

Il giovanissimo laureando in epigrafia @laGrottaDiTiberio ci ha raccontato la storia di Livia e della sua dedica alla Fortuna Muliebre.

Instagram, alla fine, può essere un luogo dove scoprire cose interessanti (dai, se no non saremmo qui). A me, negli ultimi, tostissimi anni, ha dato tanto. Detta così forse suona male, ma, di fatto, è stato proprio il progetto Muri per tutti a darmi quello stimolo a non mollare, a non rassegnarmi, a non cedere sotto i colpi altrui. La responsabilità di avere una Community da informare sul tema dell’archeologia dell’architettura mi ha resa reattiva e creativa e in tutto questo lavorare/creare/scrivere/condividere, il simpatico algoritmo mi suggeriva profili di interesse, compatibili, affini.

Ora, non ricordo esattamente quando e come, ma a un certo punto cominciano a scorrermi in evidenza le storie de @LaGrottadiTiberio. Leggo, leggo ancora e resto piacevolmente colpita dalla qualità della narrazione, concentrata soprattutto su scultura ed epigrafia. Testi forse un pò troppo lunghi da leggere nella rapidità di una Storia – mi dicevo – eppure, molto focalizzati, precisi, ricchi di informazioni, perfino dotti!

E chi si nasconderà mai dietro a questo nick? Sorpresa: Giacomo, un giovanissimo archeologo, laureando in Epigrafia (mi scuserà per lo spoiler), con il quale ho preso contatto proponendo di intervenire all’evento, per raccontare qualche aneddoto epigrafico di suo gradimento.

Risposta: affermativa.

Risultato: a dir poco commovente.

31 gennaio 2024 ore 12: l’evento #muripertutti

I partecipanti

Camminando sulla Forma Urbis e raccontandone i dettagli.

Sempre su Instagram e sempre nei ritagli di tempo che le vite dei suddetti professionisti concedono, abbiamo messo a punto la scaletta dell’evento, ma senza rigidità. La stessa scaletta è stata poi comunicata alla Community e le adesioni hanno cominciato a fioccare, venendo da più parti.

L’unione fa la forza.

E siamo arrivati in poco tempo a TRENTA. Trenta persone, che, sia rispondendo alla chiamata via social, sia a voce, hanno aderito. In un giorno feriale, in un orario scomodo. Fosse stato di sabato alle 10 probabilmente saremmo stati cinquanta. Ma non è questo punto. Io, nel momento in cui ero al volante e guidavo per la Sabina, mi ero immaginata un evento da trasmettere in live, con i soliti fedelissimi quattro o cinque partecipanti.

E invece eravamo quasi trenta, dopo qualche defezione dell’ultimo secondo. La composizione del gruppo è stata un capolavoro pirandelliano:

studenti di archeologia che, a vario titolo (laureandi, specializzandi, dottorandi) hanno partecipato, qualcuno venendo anche da altre città (cosa che ancora adesso mi fa urlare di gioia!);

guide professioniste e professionisti della gestione dei luoghi della cultura, nonché amici di una vita fa, quando lavoravo come operatore didattico per Coopculture, che ho ritrovato dopo molti anni (altra cosa che mi ha davvero commossa);

followers di Muri per tutti che di fatto ho conosciuto quel giorno o che ho conosciuto in occasioni precedenti (alle mie #live #ontheroad per esempio) ma che di fatto conosco perché seguono il progetto (questa, poi, mi fa volare);

amici e affetti che ultimamente non se ne perdono una;

nuovi arrivati che grazie alla sinergia con Gabriella, Alessandro e Giacomo si sono avventurati all’evento.

La scaletta

Io, prima di cominciare, che cerco di contare quanti ne mancano mentre consegno le spallette del progetto MURI PER TUTTI

Il picco di tensione massima l’ho raggiunto il martedì precedente l’evento, quando, in una lunga attesa dal carrozziere per la revisione della macchina (le cose che capitano a cecio, quando il cosmo è dalla tua parte), avvio una estenuante telefonata a Zetema per tentare di prenotare un turno di ingresso al Museo.

Non ridete di me, io ero partita con l’idea che saremmo stati in cinque al massimo e non sarebbe stato necessario prenotare. Ma voi vi siete scatenati e così ho composto il numero e ho cominciato a sperare. Operatrice super disponibile, slot pure: evento salvo! Doveva proprio succedere – mi dico.

A quel punto era fatta: si entra in museo alle 13 per un’ora, dunque appuntamento alle 12 per esplorare insieme il giardino, anche detto lapidario (o anche cimitero di marmo, come mi ha suggerito uno di voi, di cui non farò il nome :-)).

Valeria introduce il contesto (il Celio, l’Antiquarium ancora in rovina e il retrostante giardino);

Alessandro racconta i marmi, magari i pezzi grossi dal foro Romano;

Giacomo l’iscrizione di Livia “moglie di Ottaviano” dal tempio della Fortuna Muliebre sulla via Latina;

Valeria fa un focus sulle due tombe repubblicane in fondo al giardino;

poi si entra in museo e in conclusione Gabriella racconta le architetture fasciste in cui è allestita l’esposizione.

Alla fine è andata proprio così. E non c’è stato momento in cui non mi sia sentita al posto giusto, al momento giusto.

Ovviamente non poteva mancare un focus sulle tombe repubblicane ricostruite nel giardino antistante il Museo della Forma Urbis.

I luoghi del racconto

Non posso riassumere tutto quanto ci siamo detti, anche perché il senso di questi eventi è che bisogna esserci, in un modo o in un altro.

Voglio però aiutare la vostra memoria (se c’eravate) o stuzzicare la vostra curiosità (nel caso volesse unirvi a noi al prossimo) elencando i temi che abbiamo trattato. In qualche caso sono cliccabili perché rimandano ad altri miei articoli già pubblicati sul blog :

L’Antiquarium e l’orto botanico

I marmi

Le epigrafi

Le tombe repubblicane

La Forma Urbis al Museo

Le case dell’Opera Nazionale Balilla

Il guaio (o il bene) quando è un ricercatore a organizzare questi momenti di archeologia condivisa è che l’informazione fornita è il frutto di anni di ricerche e di risorse aggiornate.

Per questo vi invito a venirci e a condividere questo progetto, perché penso che – nel mio piccolo – possa aiutare a far circolare le conoscenze costruite attraverso la ricerca scientifica di alto livello.

In futuro, scriverò altri contenuti relativi ai singoli manufatti, come ad esempio le due tombe repubblicane, e li linkerò qui. Comunque, sarete i primi a saperlo, naturalmente.

Risorse

Il bello di avere un blog sta nel poter condividere informazioni e risorse senza difficoltà apparenti. Certo, dovete fidarvi di me e della mia competenza, in tal caso da qualche parte c’è il mio Curriculum allegato 😉

In questo spazio voglio condividere alcune risorse bibliografiche utili, che abbiamo messo insieme con le altre voci dell’evento e che inserisco in forma di link qui sotto: scaricatele, leggetele, diffondetele, perché non ha senso pubblicare cose che solo pochi fortunati studiosi leggeranno.

Questo è l’articolo sull’iscrizione che ci ha raccontato Giacomo:

1. F.De Caprariis, Drusi Filia, uxor Caesaris: Livia e il tempio di Fortuna Muliebre, Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma, Vol. 117 (2016), pp. 9-16

Questo, invece, è un manualetto per lavorare alla decorazione architettonica come abbiamo ascoltato da Alessandro, utile in quanto strumento professionale e adatto a chiunque voglia metterci il naso per imparare come funziona questo aspetto del mestiere dell’archeologo:

2. ARCATA ARCHEOLOGIA E CATALOGAZIONE 1. PROPOSTE DI TERMINOLOGIA PER LA CATALOGAZIONE DEI REPERTI ARCHEOLOGICI MOBILI DEL LAZIO ELEMENTI ARCHITETTONICI E DI RIVESTIMENTO, a cura di: Francesca Boldrighini, Marilda De Nuccio, Maria Luisa Frandina, Riccardo Fusco, Marina Milella, Paola Pascucci, Stefania Pergola, Stefania Trevisan, Lucrezia Ungaro con la collaborazione di: Valeria Bartolon (2007)

Ringraziamenti

Eventi del genere non possono dirsi riusciti senza la collaborazione di tanti volenterosi. Voglio quindi consegnare al web anche i nomi delle persone di buona volontà che hanno partecipato/aiutato/supportato a vario titolo questo primo evento per la #community:

@ralphdi, cioè mio padre Raffaele, che non solo segue silenziosamente il progetto non essendo proprio un fan dei social, e che ha gestito, come sempre, perfettamente, la questione logistica/radioline/gruppo/ingressi.

@valentinasantarelli per aver girato video e fatto foto per documentare l’evento, per il solo desiderio di aiutarmi ad avere una memoria decente di quanto accaduto.

@cla.petrini vale a dire Claudia, la geniale creatrice dei contenuti relativi alla scoperta dei Bronzi di San Casciano dei Bagni (esatto, dobbiamo a lei il successo mediatico della scoperta, a lei, le intuizioni per far crescere la notizia), che non ha nemmeno compiuto 30 anni e da almeno cinque supporta la mia attività social, offrendo terreno fertile alle mie strampalate intuizioni che poi, dopo che gliene ho parlato, prendono forma.

@mienzo56 ossia Vincenzo, che definirei un pilastro di questo progetto, perché con la sua passione travolgente e la sua affettuosa presenza non se ne perde, una da quando ci siamo incontrati a una conferenza di quelle organizzate a bordo scavo dal Parco Archeologico dell’Appia antica, nella quale ero intervenuta sull’archeologia pubblica. Vincenzo – cito lui per tutti – è il pubblico che prende vita, che diventa protagonista e che merita stima e gratitudine.

Perché parliamoci chiaro: senza pubblico non siamo nessuno. Senza un’audience non esistiamo.

Senza orecchie che ascoltano e cuori che si infiammano di passione, non abbiamo senso.

Non qui, né nelle aule universitarie, né in Tv.

Ne siamo consapevoli?

Io, poi, sarò strana eh, ma quello che più amo dell’essere archeologa che fa archeologia pubblica fuori dall’Università è la possibilità di conoscervi tutti, possibilmente, di persona. E per quanto siamo una goccia nell’oceano del web, penso che siamo una goccia ben ricca di proprietà, con talenti, entusiasmi e vite da condividere attorno all’interesse per le tante vie che la curiosità verso il passato ci spinge a esplorare.

Istintivamente, ultimamente ho mollato alcune situazioni, pur promettenti, dove questo contatto sarebbe venuto meno. E per questo, il più grande ringraziamento va a tutta la Community, a tutti voi, che ci siete, che siete passati e andati via, che arriverete domani, e, soprattutto, a voi che siete venuti all’evento al Celio e avete contribuito a costruire un’esperienza di archeologia pubblica collettiva.

E vi nomino tutti con i nick di Instagram:

@aloarcheo 

@val_goggy 

@romaslowtour 

@lagrottaditiberio 

@archeogiova 

@emanuele_giannotta 

@paoladr65 

@sciacqualifurbetti 

@mienzo56 

@ralphydi 

@philipp.sch.71 

@culturainpochiminuti 

@clagiustizieri 

@frp_paintings 

@emapullo 

@carladz2022 

@valentinasaltarelli.lerotelle @archeobabis 

@davide.db9 

@sherazadeee 

@clagiustizieri 

@alessandrocaneschi95 

@francesca.theguide 

@federico

(mancherà sicuramente qualcuno, e me ne scuso: scrivetemi nei commenti e vi aggiungerò immediatamente)

Ora è veramente tutto. Alla prossima e, se volete, lasciate un ricordo nei commenti per tutta la Community! Grazie, sempre, del vostro supporto.

Valeria

Commenti

2 risposte a “Archeologia pubblica al Museo della Forma Urbis: un memoir.”

  1. Avatar vincenzo562c4cf6f1c9
    vincenzo562c4cf6f1c9

    Grazie Vale mi hai commosso con la citazione su di me, sei stata un fulmine a ciel sereno nella mia vita, mi hai coinvolto nel tuo progetto e mi hai aperto la mente su temi che non avrei mai approfondito senza di te andavo a vedere siti e mostre ma non ne coglievo profondamente il senso, hai fatto parlare i muri che per me erano un contorno non importante e li hai fatti diventare il centro in una esplorazione, ancora mille grazie e a prestissimo. Vincenzo

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    1. Avatar Valeria Di Cola
      Valeria Di Cola

      Questa è senza dubbio la parte migliore di questo progetto : sapere di aver abbattuto una barriera. Grazie a te, Vincenzo!

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