Il progetto social

Muri per tutti’ è un progetto di divulgazione dell’archeologia. ‘Muri per tutti’ è un progetto di vita.

Perché aprire un blog di archeologia? Ce ne sono già tanti. Vero. Ma quanti parlano con la voce di una ricercatrice di professione di muri dalla A alla Z, di archeologia dal punto di vista del mestiere dell’archeologo, di comunità elettive e delle sfide culturali attuali? Non so con certezza ma non è poi così importante. So per certo, invece, quante cose ho da condividere con voi dopo oltre venti anni di studi e ricerche sul campo, in Italia e altrove, ma soprattutto a Roma e a Ostia antica. E tanti sono i progetti in corso e futuri di cui vi voglio raccontare.

A dire il vero, a darmi l’ispirazione e la forza per far nascere questo progetto siete stati voi.

Sì, voi che da tempo mi seguite sul mio profilo Instagram (@valeriadicola_muripertutti), dove tutto è cominciato. Vi ricordate quando ho pubblicato per la prima volta il muro del corridoio di ingresso (il “parodòs”) del teatro di Ostia antica? Era il 6 settembre 2021 e ve lo avevo postato come una “parete palinsesto”, cioè un muro che porta con sé le tracce di una pluralità di azioni, distruzioni e restauri, di usi antichi e moderni. Mi era parso un muro bellissimo, per quel suo commovente incontro tra l’opera reticolata augustea e il laterizio di fine II secolo d.C. E mai avrei immaginato che sarebbe piaciuto tanto anche a voi.

Ma in che modo un muro può aggregare interessi e curiosità dei ‘non addetti ai lavori’?

Lasciatemi dire che l’espressione “non addetti ai lavori” non mi è mai piaciuta. Mai. Perché? Facile: se pretendiamo – noi addetti – che il pubblico si avvicini al patrimonio culturale nazionale; se ci aspettiamo che avvenga quel tanto agognato matrimonio tra cose e persone in nome della tutela, beh, con un NON temo non si possa andare molto lontano. Anzi, tutto il contrario. Si apre una crepa che non può che diventar voragine. Ed è per questo che, in quanto archeologa e ricercatrice, ho intuito che con il pubblico, cioè con quel vastissimo ed eterogeneo gruppo di persone che per vari motivi si avvicina ai monumenti o ai musei, bisogna parlarci. Parlare con le persone, entrarci in contatto, ascoltare cosa vedono, sentono e comprendono. È necessario chiedergli se il messaggio che NOI ADDETTI gli vogliamo a tutti i costi recapitare sia chiaro e soprattutto piacevole

Sì, piacevole. Come una bella emozione, come una canzone che risuona dentro la testa, come un panorama che resta incollato agli occhi. 

Spero di non sembrarvi eccessiva, ma posso dire di aver condotto non meno di duemila visite guidate per il servizio didattico del Sistema Museale Nazionale e per le mie associazioni culturali (di cui presto vi parlerò) e ho incontrato, letteralmente, mezzo mondo. Ho potuto toccare con mano la potenza del coinvolgimento emotivo che esplode al contatto con l’antico. E il luogo dove l’ho sperimentato di più e meglio è la Domus Aurea sul colle Oppio. Esatto: più ancora che al Colosseo. E quando ho avuto la fortuna di imbattermi nelle illuminanti pagine di Freeman Tilden, che per anni ha diretto il Sistema dei Parchi Nazionali d’America coordinando l’attività delle guide-narratori, ho chiuso il cerchio. 

“Lo scopo principale dell’interpretazione non è istruire bensì provocare”.

Così enunciava uno dei suoi principi dell’interpretazione, vale a dire del racconto del patrimonio culturale americano racchiuso nei Parchi Nazionali. Provocare, capite? Mi piacerebbe sapere se vi sentite più soggetti ad un processo di istruzione oppure provocati a pensare a qualcosa, mentre visitate musei e aree archeologiche. Nel mio piccolo, nell’attività divulgativa che porto avanti dal 2016 ho intuitivamente cercato di “interpretare” i contesti archeologici che ho avuto modo di raccontare. Nel senso di Tilden, infatti, interpretare significa narrare col corpo e la parola, andando a toccare determinati tasti della sensibilità dell’ascoltatore, per metterlo in contatto profondo con quanto sta esplorando. 

E il contatto si innesca potendo rispondere alla domanda: cosa abbiamo in comune io e ciò che sto esplorando?

Il discorso è complesso ma vi prometto che lo sviscereremo al più presto. Di certo, ho scelto di lavorare sul metodo del racconto che porti chi mi ascolta (o mi legge) a trovare un collegamento con quanto dico dentro di sé, nei propri ricordi, nel quotidiano, nel vissuto. Così ho cominciato a raccontarvi i muri che più mi hanno colpita, incuriosita, stimolata a pensare, ad evolvermi, a lottare e, inevitabilmente, a crescere. E quel 6 settembre 2021, attorno a un muro antico, è nata una comunità, di cui voi siete parte fondante. 

Partiremo, dunque, dai muri per fare archeologia, spaziando tra le tante sfaccettature di questo imperdibile filtro attraverso il quale guardare il mondo. 

Già, perché veder nascere, spontaneamente (seppur con premeditazione) una vera e propria community virtuale attorno ai muri, mi ha confermato che si può (e si deve) portare l’archeologia oltre i suoi confini accademici. E dunque io lo farò qui, con voi, liberamente e senza padroni, portandovi nel mondo dell’archeologia dell’architettura, che poi è la mia specialità. Storie di muri, e di persone, di paesaggi e di trasformazioni, di usi e di abusi, attraverso i secoli fino ai nostri giorni. Spero che vogliate seguirmi in questo viaggio. 

Questo è l’inizio di una nuova pagina per me… 

…e, sospetto, anche per la stessa archeologia che si fa sul campo, con la comunità, elettiva, reale o virtuale che sia. Il mio obiettivo è condividere con voi quanto ho avuto la fortuna di imparare e di mettere in pratica, quanto ho visto e fatto negli scavi archeologici urbani a Roma, quanto ho investito nei progetti scientifici che ho condotto, quali strumenti del mestiere ho costruito e affilato negli anni, quali letture mi hanno aperto un varco verso l’infinito. E preciso: lettura non solo di archeologia, ma anche di altri settori, specialmente nell’ambito della letteratura. da quando ho la fortuna di insegnare archeologia in una Fondazione che accoglie ogni anno centinaia di studenti americani a Roma, mi sono appassionata alla letteratura americana. E per questo troverete sotto il nome di “AMERICANA” una serie di recensioni e pensieri sui grandi classici ma anche di autentici capolavori contemporanei.

Io sono qui. Leggere e supportarmi, per voi, sarà del tutto facoltativo. Raccontare e testimoniare il mestiere dell’archeologo, per me, è tassativo. 

Vi aspetto!