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#MurieMarmi al Pantheon: la community si riunisce in Campo Marzio.

Il 3 settembre 2024 resterà impresso nella memoria di molti, per lungo tempo.

Il 3 settembre 2024 è stato il giorno in cui, durante un temporale, un fulmine ha colpito l’Arco di Costantino provocando il distacco di alcuni frammenti dell’attico.

Se fossimo in Texas sarebbe tutto normale. Ma dal momento che siamo a Roma, dove la caduta di fulmini è un evento considerato da sempre prodigioso, e quindi angosciante, preoccupante, quel 3 settembre 2024 è stato e sarà per sempre un giorno memorabile.

LA COMMUNITY APPRODA AL CAMPO MARZIO

E il 3 settembre 2024 sarà un giorno memorabile anche perché, mentre il prodigio si compiva (presagendo le dimissioni del ministro della cultura Sangiuliano – sì, per me è stato un presagio), la community “Muri per tutti” si riuniva per il terzo appuntamento del progetto “Muri e marmi” in Campo Marzio, più precisamente al Pantheon.

E, senza falsa modestia, un po’ di quel prodigio ce lo siamo goduto anche noi che eravamo intenti a raccontare a più voci le tante storie dell’edificio più longevo e straordinario di Roma. Talmente longevo e straordinario che siamo stati capaci di metterlo a pagamento, innescando un pericoloso processo che, come accaduto a tutti i luoghi urbani tenuti in vita dall’uso e dalla frequentazione spontanea, porterà alla sua ‘morte’.

Ma di questo ve ne parlerò in un altro post.

La Community si è riunita al Campo Marzio!

DENTRO O FUORI ?

Noi promotori dell’incontro – Io e Alessandro Mortera – volevamo restare fuori dal Pantheon, volevamo offrire un’esperienza di archeologia sul campo da un punto di vista differente, senza quindi dover necessariamente entrare. Avremmo dato le coordinate per una visita individuale, in caso.

Ma la community voleva vederlo e noi desideravamo condividere i risultati delle ricerche sull’ambiente, il progetto architettonico, la stratificazione, la decorazione del Pantheon e gli edifici del Campo Marzio.

Così, con Alessandro, con il quale abbiamo ideato questo percorso di archeologia, architettura e decorazione architettonica che abbiamo chiamato “#MurieMarmi”, abbiamo preferito chiedere direttamente alla community cosa volesse fare – nello stile democratico e dal basso di “Muri per tutti” .

DENTRO !

E la community ha scelto di entrare.

Perché non ci era mai stata o non l’aveva visto abbastanza bene.

Perché voleva vederlo in compagnia degli esperti per andare oltre la solita narrazione semplificata e trita.

Perché il Pantheon vale anche una fastidiosa fila nel caos generale.

E allora siamo entrati.

Il cielo, dacché era sereno, si è oscurato. E mentre eravamo dentro ha cominciato a tuonare. E per la prima volta io stessa ho sentito tuonare dall’interno del Pantheon. E abbiamo visto pioverci dentro. E abbiamo visto l’acqua bagnare i marmi del pavimento facendoli brillare.

E tutti, nel tempio di tutti gli dei, erano attoniti.

E lì ho capito che eravamo al posto giusto al momento giusto.

Noi, community Muri per tutti.

Noi, team del progetto #MurieMarmi.

Noi.

Insieme.

DOVE SEI? RISPONDE PATRIZIA TOSI, GEOLOGA

Questa è stata la prima domanda. Sapete, quando si fa una visita guidata, una lezione, o si progetta una ricerca, ci deve essere sempre una domanda a monte. Anche più d’una.

La prima domanda alla quale abbiamo risposto è stata “dove sei?” E la risposta l’abbiamo ascoltata dalle parole di Patrizia Tosi, la nostra geologa dell’ INGV che da qualche tempo si è unita alla community Muri per tutti e ci supporta sul fronte della geologia.

La prima cosa da dire sul Pantheon, infatti, è la sua posizione. Si trova in Campo Marzio, certo, ma in un punto strategico che costituisce il polo meridionale di una topografia incentrata sulla figura del Princeps Augusto, che oggi con difficoltà riusciamo a percepire nella città moderna.

E perché sei così in basso?

Per rispondere alla seconda domanda, che è una sotto domanda della prima, la geologia è di nuovo la disciplina cui rivolgersi. Proprio a causa della vicinanza del fiume (se ci pensate, via Arenula non è molto distante) il Pantheon è stato parzialmente sepolto nel tempo, per i detriti depositati dalle frequenti alluvioni. Fango e melma, acqua e detriti si sono stratificati producendo un consistente innalzamento delle quote di calpestio. E questo lo si vede bene in tutto il Campo Marzio, dove la città di epoca romana giace normalmente a circa 5 metri sotto al piano attuale.

La Community è schierata in via della Palombella ascoltando la geologa Patrizia Tosi, mentre spiega le cause del dislivello tra la strada e i pavimenti di età romana.

Mettiamoci anche l’attività sismica, cioè i terremoti. Tanti, devastanti. Roma è una città sismica, lo sapevate ? Ve ne avevo parlato anche a proposito del Colosseo: trovate l’articolo cliccando qui.

Ecco dunque spiegata la particolare situazione attorno al Pantheon: alle sue spalle, via della Palombella corre molti metri sopra alla quota di calpestio antica. Sul davanti, la strada discende leggermente per portarsi in quota con il colonnato d’ingresso. Certo, perché il Pantheon è sempre stato frequentato e dunque la strada è sempre stata livellata.

Ma ricordate un dettaglio: gli antichi vedevano quel colonnato sulla cima di una scalinata monumentale sorretta da un alto podio. Il Pantheon, quindi, doveva svettare dalla piazza antistante l’ingresso. Noi, oggi, come la geologia ci insegna, siamo al di sopra di quel livello.

E per questo focus ringraziamo ancora una volta Patrizia Tosi per le sue parole, sempre semplici ed estremamente chiare💜.

CHI TI HA FATTO? RISPONDE VALERIA DI COLA, ARCHEOLOGA

E qui viene il bello. Nel nostro itinerario alla scoperta del Pantheon abbiamo affrontato, naturalmente, il tema della “paternità” della sua invenzione.

E dunque abbiamo citato le quattro personalità che dobbiamo necessariamente evocare riguardo alle fasi più antiche del Pantheon.

  • Augusto, l’ideatore del tempio per tutti gli dei, nonché luogo di celebrazione della dinastia Giulia, dal momento che alcuni parenti li aveva fatti divini (vedi Cesare), e altri già lo erano (vedi Venere). L’idea è sua, la propaganda è un suo prodotto e si serve di fidati parenti e amici per attuarla.
  • Agrippa, il fidato amico e parente che, appunto, usa dedicare e “firmare” edifici ideati da Augusto, perché e totalmente dentro alla sua politica e alla sua vita. Lui è ricordato nell’epigrafe dedicatoria, sulla quale abbiamo qualche dubbio. Ci torneremo dopo.
  • Traiano, imperatore da 98 al 117, si trova a dover gestire i danni provocati da un fulmine caduto nel 110. Il Pantheon Augusteo, già danneggiato dall’incendio dell’80 (e non sappiamo quanto riparato) brucia di nuovo. Con l’aiuto, ci piace credere, del geniale Apollodoro di Damasco, Traiano mette in piedi il cantiere di restauro. E lo dicono i bolli laterizi, lo dice il progetto, lo dice la stratigrafia che il Pantheon che vediamo oggi è in parte traianeo. Ci torneremo più avanti.
  • Adriano, imperatore dal 117 al 138, è passato alla storia per aver inaugurato il secondo Pantheon nel 125. E normalmente sulle fonti non verificate si legge solo il suo nome, la fine della storia. Adriano, certo, subentrò a Traiano nella gestione del cantiere e fu presente quando la immensa cupola cementizia fu gettata.
Ho sempre sognato questo momento: tirare su una Community attorno all’archeologia raccontata e divulgata, virtualmente e fisicamente.

Ecco, già solo specificare questi pochi particolari implica l’uso di una certa quantità di parole. Nell’era della semplificazione estrema, degli spot e delle vere e proprie “balle spaziali”, siamo qui per invitarvi a specificare sempre la sequenza delle informazioni storiche e a dire sempre come sono andate le cose usando fonti verificate.

Provate ora a digitare “Pantheon” su Google e poi ditemi nei commenti quale di queste informazioni comparirà davanti ai vostri occhi.

COME SEI FATTO? RISPONDE ALESSANDRO MORTERA, ARCHEOLOGO

Ci siamo spostati prima di lato e poi di fronte al Pantheon, cercando di non finire ammazzati dai taxi e dai furgoni (I TAXI E I FURGONI NELLA PIAZZA DEL PANTHEON !!!) e dribblando i turisti allineati in fila per fare, ahimè, il biglietto.

(Scene davvero raccapriccianti e sacrileghe).

Avevamo bisogno di guardare il Pantheon scorgendone, contemporaneamente, la fronte e “l’attacco” tra pronao e rotonda. E qui, Alessandro Mortera, il nostro dottore di ricerca in archeologia classica ed esperto di “DecArch”, ci ha spiegato il perché di tante cose che in molti avevate notato, ma di cui non sapevate il motivo.

Intanto quei due ‘strani’ frontoni triangolari, uno più alto e uno più basso, quest’ultimo sostenuto dalle colonne del pronao. Uno studioso di nome Mark Wilson Jones lo ha chiamato anni fa “the compromise”, il compromesso, ed è una definizione decisamente calzante. In fondo al post troverete l’articolo nella sezione “Referenze bibliografiche”. Vi intrigherà.

In sostanza, la storia che possiamo ricostruire sulla base dell’analisi strutturale e degli studi bibliografici è questa: c’era una volta un Pantheon di mattoni progettato da Traiano e dai suoi collaboratori, in cui la fronte era costituita da un altissimo frontone triangolare. Questo doveva idealmente essere sostenuto da colonne alte 50 piedi romani, poco meno di 15 metri.

Per motivi che allo stato attuale ci sfuggono, ma che alcuni studiosi identificano con la mancata disponibilità di fusti tanto alti, forse dirottati sul progetto adrianeo del tempio del Divo Traiano al foro omonimo (e di questo ne parleremo in un altro post), il pronao più alto non vide mai la luce.

Con una partita di colonne più basse, alte “solo” 40 piedi, cioè 11,40 metri, si è potuto costruire un pronao più basso, innestato (dicono gli esperti: in malo modo) al fronte più alto e al corpo della Rotonda, con un sistema non proprio rifinito né elegante.

La spiegazione di questo ‘piano B’ è stata anche sostenuta dall’ipotesi che procurarsi colonne di 40 piedi fosse più semplice.

Ecco un’immagine che vale più di tante parole: è tratta dallo studio di Wilson Jones: a sinistra il Pantheon in teoria, a destra il Pantheon in pratica. Vi lascio la sua didascalia originale.

E se avete sentito dire che le colonne del pronao del Pantheon sono monolitiche, beh, Alessandro ci ha mostrato come ci siano invece i segni di giunture fra parti del fusto, in particolare nella parte alta delle colonne della prima fila esterna, proprio sotto ai capitelli, si nota una linea ondulata, una specie di incastro fatto apposta per riconnettere due pezzi separati. Un trucchetto che sarebbe rimasto nascosto all’occhio dell’osservatore soprattutto per via dell’altezza delle colonne.

I marmi che decorano l’esterno e la fronte interna del pronao sarebbero, quindi, tutti della fase adrianea.

CON QUALI MARMI SEI DECORATO? RISPONDE ANDREA DE RUBEIS, ARCHEOLOGO

A questo punto, ci voleva un ulteriore focus sui marmi.

E qui mi piace ricordare che in questo progetto #muriemarmi, e in generale nella grande scatola “Muri per tutti”, ci piace dare fiducia, e quindi la parola, ai più giovani. Noi italiani siamo sempre un po’ afflitti da quel complesso di inferiorità verso l’adulto, che sia il capo, il professore, il politico. E quasi mai abbiamo la possibilità di misurarci noi stessi con le nostre capacità, fin da giovani.

Ecco, al Campo Marzio ha preso il microfono per la prima volta Andrea de Rubeis, un giovane studente alle prese con la decorazione architettonica. E con la sua passione travolgente ci ha raccontato TUTTO quel che c’è da sapere sui marmi del Pantheon, dalle colonne esterne (7 in granito grigio, le altre in sienite, più tre laterali a sinistra sostituite con fusti prelevati dalle vicine terme Alessandrine), alla decorazione interna del pavimento e delle pareti.

Ecco l’archeologo Andrea De Rubeis mentre ci spiega origine e storia delle colonne in marmo del pronao. Quella che vedete dietro è la fila per fare il biglietto…

Uno spettacolo di sapere ed entusiasmo, che ha confermato ad Alessandro e me l’importanza di offrire un banco di prova ai giovani che si affacciano alla professione di archeologi, oggi che la divulgazione scientifica sta prendendo piede, è uno dei nuovi mestieri., ma che bisogna ricordare RICHIEDE ANNI DI STUDIO E PREPARAZIONE e non solo una laurea triennale.

È bene precisarlo perché mi capita di vedere sui social troppi ‘divulgatori’ ancora acerbi che spesso superano il limite della loro preparazione e offrono al pubblico informazioni scientificamente non verificate. Meglio dire una cosa in meno, ma che sia fondata, ecco.

E L’EPIGRAFE? RISPONDE GIACOMO PRESCIUTTINI, ARCHEOLOGO

Sull’iscrizione principale che campeggia sull’epistilio del Pantheon ne sappiamo parecchio.

Ma sentirlo raccontare da uno studente di epigrafia e decorazione scultorea, appassionato e preparatissimo come Giacomo (aka @ lagrottaditiberio), è stato fantastico!

Ecco l’archeologo Giacomo aka LaGrottaDiTiberio con il microfono in mano mentre ci spiega la storia dell’epigrafe del Pantheon.

Giacomo ha ripercorso con noi i momenti salienti della storia dell’iscrizione in bronzo e delle altre incise sotto. Il testo di quella principale dice, traducendo, che Marco Agrippa, figlio di Lucio, fece (il Pantheon) essendo console per la terza volta, oppure dopo il suo terzo consolato.

Cosa cambia? La data della dedica che infatti oscilla tra il 27 e il 25 aC.

Ma che il primo Pantheon l’abbia dedicato Agrippa non c’è dubbio.

E quelle lettere di bronzo sono quelle originali ?

Beh, no. Quelle saranno andate bruciate o perse come tutte quelle che dovevano brillare sui monumenti antichi di Roma.

L’ha fatta Adriano?

E chi può dirlo? Si dice infatti che sarebbe piuttosto una epigrafe tardo ottocentesca voluta dall’allora Ministro dell’Istruzione Guido Baccelli, intenzionato a ripristinare la vecchia iscrizione, dopo che fu smantellata per far posto a quella dedicata ai Savoia, sepolti nel Pantheon. E dunque sarebbe una versione restituita di quella fatta da Adriano.

E se guardate bene, noterete che l’architrave dove sono allineate le lettere in bronzo è tutto moderno.

La porzione inferiore dell’architrave, invece, è senz’altro antica e infatti reca incisa una iscrizione firmata dagli imperatori Severi, noti per aver ‘restaurato’, in misura diversa, molti edifici del pieno impero: ad esempio, la Porticus Octaviae. Era un modo per allinearsi alle più grandi dinastie di Roma che l’avevano preceduti, ben sapendo di essere anni luce distanti.

E LE STATUE ? RISPONDE ANCORA GIACOMO PRESCIUTTINI

Su questo punto Giacomo ha dato il meglio di sé.

Una delle domande più frequenti sul Pantheon riguarda la decorazione del frontone e su questa, in genere, si ripete quel che dice Filippo Coarelli. Ci doveva essere una grande Aquila in bronzo dorato a simboleggiare il padre degli dei, Giove.

E fin qui ci siamo.

Poi Giacomo ha tirato fuori dal cilindro un interessante articolo scientifico (THOMAS 2017, lo trovate allegato sotto al post) nel quale si discute la possibile identità e iconografia delle statue che dovevano decorare le nicchie esterna e l’abside opposta all’entrata, all’interno.

Una bellissima immagine dell’ Archeologia Pubblica a “Muri per tutti”: Giacomo che spiega le sculture del Pantheon mostrando un’iconografia e Fabiola, della Community, che lo riprende e condivide. E dietro di lei si scorge una Chiara affascinata!

Nelle due nicchie del pronao, nel Pantheon di II secolo, si pensa ad Agrippa e Augusto. All’interno, forse le statue di Marte, Venere e il Divo Giulio. L’articolo citato lo trovate in fondo alla pagina, nella sezione delle referenze bibliografiche.

E ALLA FINE SIAMO ENTRATI!

Prima dell’evento avevamo dato istruzioni su come acquistare il biglietto autonomamente. E la Community non ha battuto ciglio, presentandosi con il biglietto fatto. Super!

La fila non era nemmeno formata, quindi non solo siamo entrati rapidamente, ma ci siamo anche presi del tempo per osservare alcuni dettagli del pronao, guidati da Alessandro Mortera.

Le venature del marmo pentelico: cose che solo con uno specialista come Aloarcheo possiamo scoprire !

Ci siamo soffermati soprattutto a guardare la struttura che sostiene il tetto a capriate (e qui Coarelli dice che i cassettoni in bronzo furono smontati da Urbano VIII e fusi per fare il noto baldacchino di San Pietro).

E poi abbiamo ammirato le venature del pentelico, il pregiato marmo greco impiegato per rivestire la fronte esterna della sala rotonda.

Poi, siamo entrati, notando l’usura della soglia in marmo africano. E una volta dentro, Andrea de Rubeis ha preso di nuovo la parola per insegnarci a distinguere i marmi antichi da quelli di restauro, sia sul pavimento che alle pareti.

Andrea De Rubeis in ginocchio sul pavimento perché solo così si può imparare a leggere le porzioni di restauro delle tarsie marmoree.

Ricordate questo particolare: sia il disegno del pavimento che l’articolazione della sala rotonda sono antichi. I marmi sul pavimento sono quasi tutti originali, ma in alcune porzioni vedrete che il porfido rosso è un po’ più levigato (moderno) e il giallo antico ha un colore senape intenso (ed è di restauro). Alle pareti, le colonne sia grandi che piccole sono antiche. Ma se vi avvicinate a osservare le edicole, noterete che il marmo è stato sostituito da porzioni dipinte.

Il rivestimento del tamburo invece (l’anello cilindrico che sostiene la cupola) è tutto moderno.

E LA CUPOLA?

CIRCA-QUARANTATRÉ-METRI-DI-DIAMETRO

Circa 145 piedi internamente, circa 150 piedi esternamente.

Un capolavoro di sapienza costruttiva e design architettonico, una perfetta gestione del peso, dei materiali e delle dimensioni.

Un tipico prodotto dell’ apogeo dell’impero, che si registra appunto tra Traiano e Adriano.

Se cercate sul web salterà fuori la famosa sezione, edita da JP ADAM (l’autore de “L’arte di costruire presso i romani”, lo abbiamo letto in diretta Instagram dalla mia biblioteca qualche mese fa), quella con la distribuzione dei coementa (gli inerti all’interno della massa cementizia) per livelli di peso specifico decrescente e con gli anelli per il contenimento esterno della cupola, pensati per evitare che la pensate massa cementizia perdesse forza, schiacciandosi e dilatandosi.

L’oculus al culmine della cupola misura poco meno di 9 metri e lo abbiamo visto in azione mentre, sul più bello della spiegazione di Andrea, ha cominciato a tuonare e a piovere.

Tanto. Fortissimo.

È talmente perfetto da sembrare finto. Il gioco di luce sui lacunari è strabiliante.

L’acqua cadeva sui marmi e li faceva risplendere. Il Pantheon risuonava del rimbombo e ogni persona presente aveva gli occhi spalancati e un sorriso di stordimento e fascinazione sul volto.

È stato semplicemente PAZZESCO.

E, opportunamente, in questa circostanza, la geologa Patrizia Tosi ci ha ricordato che, come l’acqua in antico veniva drenata attraverso il tombino dall’impianto fognario sottostante il pavimento, allo stesso modo da lì risaliva quando il fiume si ingrossava, allagando la rotonda e “uscendo”, dalla porta.

E fu proprio l’acqua, nei secoli, a provocare il distacco delle lastre marmoree e la loro dispersione.

E LA PORTA?

È moderna. Il fatto che Filippo Coarelli dica che “forse è antica” e che in ogni caso è “molto restaurata” mi ha fatto sempre depennare in automatico la porta del Pantheon dal novero di quelle autenticamente antiche.

E ti pare che i Savoia si facevano la tomba nel Pantheon senza rifare la porta ?

E IL PANTHEON AUGUSTEO? RISPONDE ANCORA VALERIA DI COLA

Uscendo dal Pantheon, prima di tutto abbiamo scattato una foto ricordo di tutta la community. Una giornata del genere doveva assolutamente essere ritratta.

Poi ci siamo diretti verso il lato ovest (guardando il frontone, a destra) e ci siamo fermati a spiegare la questione dei bolli laterizi, a partire da un articolo del 2007, molto tecnico ma molto interessante, di una studiosa svedese, Lise Hetland.

L’articolo si intitola “Dating the Pantheon” e ripercorre tutti i passaggi salienti della storia delle cronologie e delle interpretazioni dei bolli relative al Pantheon, rivedendo in parte alcune “certezze” costruite, tipicamente, alla fine dell’Ottocento, un secolo molto molto interessante dal punto di vista della genesi di talune interpretazioni topografiche .

Se avete desiderio di approfondire il tema, trovate l’articolo in basso, nel box delle referenze bibliografiche.

In estrema sintesi: sul totale dei bolli laterizi relativi al Pantheon, il 34% è databile all’età traianea. Il senso dello studio è : Herbert Bloch, il massimo esperto di bolli laterizi di tutti i tempi, aveva scartato questi esemplari che definiva “problematici”. Non se li spiegava perché partiva dal presupposto che l’edificio fosse della prima era Adrianea, sulla base di confronti istituiti con esemplari analoghi trovati, nel frattempo, agli scavi di Ostia antica.

Una lettura che, per me, ha un fascino incredibile, perché mi sono sempre immaginata Bloch seduto su un capitello a processare centinaia di bolli, cercando di dargli un senso, un ordine, e producendo certezze, perché era ciò che gli si chiedeva in quel momento. Faccio presente a chi non è del mestiere, che ancora oggi viaggiamo sulle cronologie stabilite da Bloch nel corso dei studi, poi perfezionati nella prima metà del Novecento dalla sua allieva Eva Margareta Steinby.

Ma non esistono bolli antecedenti a questa ricostruzione. Esiste però un podio, con una scalinata, in parte già identificati nelle prime sessioni di scavo negli anni 80-90 dell’Ottocento e nelle sessioni di circa cento anni successive promosse dalla Soprintendenza Capitolina, proprio nel solco di quelle precedenti.

All’epoca furono prodotti dei preziosi disegni che hanno “guidato” gli scavi più recenti (per gli interessatati: Virgili, P. and Battistelli, P. 1999, ‘Indagini in piazza della Rotonda sulla fronte del Pantheon’, BullCom 100, 377–94), dai quali ricaviamo la fondamentale sezione disegnata da G. Joppolo, pubblicata, appunto, nel 1999: sotto, il Pantheon di Agrippa, sopra quello di II secolo; a livellare tutto, il livello della piazza attuale.

Ecco la fondamentale sezione alla quale fare riferimento per conoscere la stratificazione del Pantheon. Tratta da Wilson Jones 2013, di cui vi lascio la didascalia originale.

Questa sezione chiarisce un aspetto cruciale: l’orientamento del Pantheon augusteo e si può affermare con certezza che fosse orientato a nord, così come quello attuale. Dunque su questo possiamo ufficialmente fugare ogni dubbio, se ancora qualcuno se lo stesse domandando.

E poi, riflettiamo un momento: il Pantheon di Augusto era il polo meridionale del “proprio” Campo Marzio. Il polo opposto? lo state visualizzando? Il Mausoleo dinastico, oggi in piazza Augusto imperatore. E dunque, nessuna sorpresa, se si conosce un pò la politica augustea, la sua personalità politica e la sua fame di potere mascherata da modestia e altruismo.

E LA BASILICA NEPTUNI? RISPONDE ALESSANDRO CANESCHI, ARCHEOLOGO

Dopo tanto tuonare e dopo tanto, nostro, camminare, è cominciato a piovere seriamente mentre ci incamminavamo verso il punto di partenza, il retro del Pantheon, in via della Palombella.

L’ultima tappa del nostro percorso #muriemarmi alla scoperta del Pantheon ha toccato un tasto ancora dolente, forse più dolente di tutti gli altri. Che cosa è la Basilica Neptuni? Perché si chiama così? A cosa serviva?

Sfortunatamente, molte domande sono ancora aperte. Fortunatamente, Alessandro Caneschi, archeologo specialista in decorazione architettonica, ci ha aiutato a inquadrare il problema topografico e di interpretazione, a partire dall’evidenza. C’è un edificio in mattoni, in connessione con il Pantheon, fondato alla sua stessa quota, del quale vediamo una parete animata da nicchie.

Non si vede, ma mentre Alessandro maneschi sta parlando, piove e forte. Eppure, nessuno di noi ha ceduto di un millimetro. La storia dei frammenti della Basilica Neptuni ci ha rapiti!

In una di queste c’e un basamento con la traccia dell’alloggiamento di un tubo dell’acqua (la fistula) e quindi doveva essere una fontana. La sua vicinanza alle terme di Agrippa, oggi sepolte sotto all’isolato dietro al Pantheon, ha suggerito interpretazioni come possibile sala termale. Di sicuro, l’acqua c’entra, perché la decorazione con delfini e motivi ornamentali marini, ha molto a che fare con gli ambienti termali.

Ma non ne sappiamo, al momento, molto di più. Sappiamo però che molti dei frammenti marmorei della decorazione sono dispersi in diverse città d’Italia.

E questo, insieme ad altri approfondimenti, troverà spazio nella pubblicazione che, grazie alla generosità dei partecipanti, stiamo pensando di allestire con Alessandro Mortera e tutti gli interlocutori di questo progetto.

GRAZIE, COMMUNITY, SEMPRE

Un evento così potente, così emozionante e così ben riuscito (possiamo dircelo senza peccare di superbia) non sarebbe stato possibile senza la Community.

La nostra è una Community particolare, perché al suo interno ha sia voci che orecchie e i ruoli, di chi parla e di chi ascolta, molto spesso di invertono. Tutto ciò ci rende orgogliosi e fieri di aver creduto che questo esperimento di Archeologia Pubblica potesse spiccare il volo.

Io stessa, me lo ripeto ogni giorno: “Muri per tutti” esiste, resiste e va alla grande!

Ecco parte della Community “Muri per tutti”, riunita al Pantheon per il progetto #MurieMarmi

Come faccio in ogni singolo memoir della nostri sopralluoghi archeologici, voglio ricordare i nomi di chi è stato così coraggioso da sfidare il fulmine e venire con noi, in ordine sparso: Fabiola, Alessia, Fabio, Dario, Serafina, Lucilla, Chiara, Valentina, Vincenzo.

E naturalmente, parte della Community ma anche traino e voce narrante, tutto il team che si è spontaneamente formato in questi mesi di contatti social e incontri sul campo: Andrea, che ha preso il microfono per la prima volta e ci ha fatto sognare, Alessandro C, che sa sempre come lasciarci a bocca aperta, Giacomo, che ne sa mille, Patrizia, che colma tante nostre lacune con competenza e dolcezza, e, naturalmente, Alessandro “Aloarcheo”, senza il quale questo viaggio tra i muri e i marmi del mondo antico non sarebbe mai stato possibile.

REFERENZE BIBLIOGRAFICHE

Ecco alcuni articoli che ho citato nel post e che sono alla base della recente analisi scientifica sul Pantheon: ne aggiungeremo altri in seguito, per ora lascio quelli più intriganti, a beneficio della Community e soprattutto delle colleghe guide che più volte mi hanno chiesto info.

PROSSIMAMENTE

Se vi siete persi le nostre precedenti avventure #muriemarmi potete facilmente recuperarle dai link sottostanti :

Se volete partecipare ai prossimi eventi, date un’occhiata al calendario aggiornato a questo link: e ricordate che il luogo dove opero quotidianamente è il mio canale Instagram (@valeriadicola_muripertutti).

Abbiamo ancora molte destinazioni da raggiungere, muri, muri e marmi e siti archeologici da esplorare insieme!

Grazie, ancora una volta, a tutta la Community e alla prossima!

Valeria 💜


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2 pensieri su “#MurieMarmi al Pantheon: la community si riunisce in Campo Marzio.”

  1. Non finisco mai di ringraziarti Valeria per avermi aperto le porte dell’archeologia condivisa, la mia passione solitaria è diventata community mi sento parte di un progetto, e non vedo l’ora di partecipare ai prossimi ringraziando anche tutti gli archeologi che sono sempre pronti a dare spiegazioni anche sui social. A presto

    Vincenzo

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