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La mostra “Teatro!” all’Ara Pacis: la mia recensione.

È da qualche tempo che non scrivo recensioni di mostre di archeologia e uno dei motivi è che non c’è stato grande movimento nella capitale, ad eccezione della mostra dedicata alla storia del Teatro nella Roma antica allestita all’Ara Pacis, inaugurata lo scorso 21 maggio.

Eccomi qui, allora, a riprendere una delle mie attività preferite: visitare le nuove esposizioni per voi e darvi qualche spunto di riflessione per quando le andrete a vedere con i vostri occhi.

Ribadiamolo: queste mie considerazioni non hanno lo scopo di indurvi a scartare una mostra, bensì di suggerirvi una chiave di lettura alternativa e qualche spunto in più.

Un titolo strategico

La prima sala all’ingresso della mostra “Teatro!”.

I titoli mi hanno sempre affascinata. Trovo particolarmente difficile e, per ciò, stimolante, condensare concetti ampi o complessi, come una storia o il concept di una mostra, in un titolo. Il titolo è tutto, è l’invito a partecipare, è lo stimolo ad incuriosirsi, è la chiave del successo.

Quando si scelgono titoli brevi ed essenziali, si può rischiare di giocare troppo facile e quindi di risultare banali. Ma tante volte è anche la strada migliore per non dire troppo pur gettando un amo. Vi ricordate la mostra Augusto alle Scuderie del Quirinale? Ecco, in quel caso, secondo me, il titolo era azzeccato: la mostra era ricchissima di pezzi (ok, discutibili alcune scelte espositive) e il termine, di per sé duplice (Ottaviano Augusto il personaggio storico ma anche l’epiteto che porta con sé una rivoluzione), funzionava.

Nel caso della mostra Fidia ai Musei Capitolini/Villa Caffarelli, invece, la delusione è stata cocente (ve ne ho parlato qui). Dal titolo sembrava che il grande maestro della scultura classica fosse quantomeno rappresentato e invece no. Il suo fantasma, forse, la sua ombra probabilmente, ma di certo non Fidia. Una bella trappola per turisti che solo certe amministrazioni hanno ancora la perfidia (scusate il gioco) di architettare.

Figurina femminile di acrobata dal Museo di Taranto (via Ara Pacis web page)

Venendo alla mostra Teatro! all’Ara Pacis, il titolo secondo me è molto azzeccato, perché introduce con chiarezza e semplicità al tema senza limitarlo. Gli eventuali confini della materia si possono scoprire durante il percorso di visita, autonomamente e in base alle proprie riflessioni. Ma il titolo è un invito a immergersi nella parola e in tutto il mondo che le ruota attorno.

La mostra ha un sottotitolo: Attori e pubblico nell’antica Roma. Ecco tracciati i confini. Avrei preferito non ci fosse, sarebbe stato più avventuroso scoprirlo da me.

Accessibilità: garantita e globale

Ad ogni mostra che ho il piacere di visitare, penso subito al tema dell’accessibilità. Si sa, questa parola è declinata in tanti modi nel mondo della ricerca scientifica. Per me l’accessibiltà è di tre tipi:

  • Economica: se non posso permettermela, ecco che il Museo perde la sua funzione primaria
  • Fisica: se non posso muovermici liberamente, in base al mio grado di abilità, è discriminatoria. Oramai non possiamo più permetterci mostre di serie A (in cima al terzo piano senza ascensore solo per atletici) e mostre di serie B.
  • Cognitiva: se non sono messo in condizione di capire cosa si dice, che io sia un bambino, un cieco, un sordo o una persona poco istruita (solo per citare i casi più frequenti), sarò escluso dal programma culturale che l’istituzione museale ha messo in atto, magari pure con i fondi pubblici.

Mettiamocene anche una quarta: l’accessibilità scientifica, legata alla facile accessibilità ai contenuti scientifici. Ve ne parlo alla fine alla voce Info pratiche/catalogo.

La mostra Teatro! mi è sembrata molto accessibile. Il costo del biglietto è di 11 euro intero, 9 euro ridotto con varie combinazioni per visitare anche l’Ara Pacis e varie formule per la gratuità (le riporto in fondo alle Info pratiche). Esiste addirittura una combinazione per famiglie, una soluzione sicuramente vantaggiosa per incentivare l’esperienza dei nuclei familiari. Era ora!

Da qualche anno lo spazio espositivo è quello sottostante l’area dove riposa l’altare di Augusto: c’è un ingresso indipendente con passerella, perfettamente agibile anche da passeggini e sedie a rotelle.

Lo spazio espositivo è arioso, agevole da attraversare, dotato di molti punti di ‘meditazione’ con sedute e panche per guardare o ascoltare (e quindi riprendere fiato).

Spazi espositivi ampi, panche per sedersi, riposare, guardare.

Dal punto di vista dell’accessibilità cognitiva, il Sistema dei Musei Capitolini è impegnato da anni nell’aggiornamento costante dell’offerta didattica per categorie fragili come non vedenti, ipovedenti, sordi e ciechi, e infatti sul sito istituzionale del Museo dell’Ara Pacis, alla pagina relativa alla Mostra, è in evidenza un file con il calendario delle visite per ogni categoria e tutti le modalità di prenotazione e fruizione. Inoltre, si precisa la quantità e qualità dei reperti appositamente replicati per poter essere manipolati. Insomma: uno sforzo notevole verso l’accessibilità di tutti.

Il tema: poco noto e molto ricco

Parlare di teatro è sempre un’ottima idea. Se pensiamo a quanto oggi il teatro sia un momento di forte emozione, di arricchimento, di comunità e quanto, quindi, sia una potentissima esperienza, non possiamo non sentirci invogliati ad approfondirne la conoscenza.

In molte città si frequentano ancora antichi teatri settecenteschi (l’Argentina a Roma) o addirittura di età romana (Ostia antica, Pompei) e già solo sedere su quelle poltroncine o su quei sedili in pietra ha un effetto catartico.

Ma essendo la pratica teatrale ancora viva, non se ne parla poi tanto spesso nei luoghi pubblici in riferimento all’età antica. Per questa ragione ho trovato il tema del teatro due volte interessante. E poi mettiamoci che è una mia vecchia e mai sopita passione, per ciò ne sono stata soddisfatta fin dal principio.

Immancabile menade del corteo bacchico a ricordare l’origine del teatro dionisiaco in Grecia.

Parlare di teatro nel mondo antico, poi, significa parlare del popolo, degli spazi della comunità nelle diversissime declinazioni del mondo greco, dove tutto ha origine in ambito religioso-sacrale, passando per il mondo etrusco fino a quello romano, meno catartico e sacrale e più vernacolare.

Ecco perché già subito da questo punto della recensione vi invito caldamente ad andare a visitare la mostra Teatro: è piuttosto raro (almeno a Roma) un tema simile, raccontato poi in modo efficacissimo. Dunque non indugiate, prendetevi un pomeriggio e dedicatevi a conoscere la vera passione degli antichi, che no, non era assistere a spargimenti di sangue, uccisioni di cristiani e altre amenità che avrete sentito dire nella comunicazione mainstream. Era ridere a crepapelle, prendere in giro il governo, confondersi seguendo una trama complicata, imparare dialetti, soffrire collettivamente. E sopra ogni cosa, vedere uno spettacolo di mimi.

La ‘callipigia, uno dei tipi umani della commedia.

Ecco un estratto dal testo introduttivo al catalogo, reperibile sulla pagina web ufficiale:

Nel 240 a.C. per la prima volta a Roma fu portato sulle scene un dramma composto in lingua latina ad opera di un poeta di origine greca, Livio Andronico. Si trattò di un evento di grande rilevanza storica e culturale, poiché l’istituzione di quello spettacolo segnò il vero e proprio atto di nascita della letteratura latina. Il teatro, derivato dalla tradizione greca, ma permeato anche di costanti influssi di componenti etrusche e italiche, giocò un ruolo centrale nella vita quotidiana e nell’identità culturale dell’antica Roma: non fu solo un mezzo di intrattenimento, ma anche di riflessione critica e soprattutto di coesione sociale. Le rappresentazioni teatrali erano spesso parte di festival religiosi e celebrazioni pubbliche e offrivano una grande opportunità per i cittadini romani di riunirsi e condividere un’esperienza culturale comune, in cui era possibile esplorare la condizione umana, riflettere sulla religione, sulla morale e persino sulle semplici sfide della vita quotidiana. Il teatro si rivelò ben presto anche un potente strumento di propaganda politica, sia per il ruolo che era in grado di svolgere nello sviluppo dell’identità e dei valori della civiltà romana, sia anche per l’indubbio prestigio che l’organizzazione degli spettacoli offerti al popolo concedeva ai leader politici.

Quella del teatro a Roma, quindi, è una storia che comincia nella media età repubblicana, nel momento in cui la città vive l’inizio di quella che sarà una rapida ascesa sul piano militare, venendo a contatto con realtà antiche e culturalmente avanzate come la Grecia.

Ecco che i romani cominciano a visualizzare teatri, edifici di spettacolo, forme delle città in cui l’attività teatrale è parte dell’educazione del corpo civico, mentre le architetture e gli arredi ne sono la casa.

A Roma, poi, il fenomeno assume tratti specifici e peculiari. Ancora nella media repubblica, nonostante il rigido conservatorismo, sui palchi si esprime tutto il sottobosco domestico e servile della società, che ancora può sperare di avere una voce, ancorché satirica. Con l’avvento del principato, però, non c’è più spazio per palcoscenici che non siano diretta emanazione del principe di turno. Ed ecco che la scena è invasa dagli stessi imperatori, Nerone, per dirne uno.

Parlare del teatro a Roma, quindi, significa, in conclusione, tracciare il quadro dell’evoluzione della coscienza civica dalla media repubblica all’età imperiale.

Il racconto: vivace e immersivo

Chi ha pensato questa mostra voleva farsi capire.

Chi ha ideato questo racconto per immagini e reperti, ama smodatamente il proprio lavoro.

Fin dal primo pannello ho avuto la felice sensazione di essere nel posto giusto al momento giusto. Avevo sentore del fatto che di questa mostra se ne stesse parlando troppo poco nell’ambiente culturale romano e sapevo anche che non stava avendo la stessa diffusione mediatica della mostra Colonna Traiana al Colosseo, per dire. Ma non è questo il post nel quale vi spiegherò il perché.

L’impianto narrativo della mostra Teatro! è chiaro e semplice. Si parte dalla spiegazione dei termini essenziali, che si ritroveranno lungo tutto il percorso; si inquadra la geografia dell’arte drammatica antica, partendo dal mondo greco, fino ad arrivare a Roma, seguendo un filo cronologico. Roma ha lo spazio maggiore (come lascia intendere il sottotitolo) ed è attorno al mondo teatrale romano che ruota gran parte della narrazione.

La sezione relativa al racconto della Commedia a Roma.

Ecco le sette sezioni narrative:

  1. Genesi. Qui si racconta l’origine del teatro greco dai culti dionisiaci e il valore educativo del teatro nella Grecia classica, in particolare ad Atene.
  2. Radici italiche e magnogreche. Si comincia a tracciare il percorso geografico e culturale all’origine del teatro latino.
  3. La commedia a Roma. Qui trovano spazio le maschere, e cioè i tipi umani, di Plauto e Terenzio, con le loro specificità: comicità vs introspezione.
  4. La tragedia a Roma. Un filone di cui si sa poco, qui trattato dal periodo della tarda repubblica, fino ai più noti testi di età imperiale di Seneca e Nerone.
  5. I protagonisti e la musica. Qui si racconta come si allestiva uno spettacolo, come si radunavano le compagnie e come si producevano materialmente le maschere. Un focus è anche sugli strumenti musicali e sui mimi e pantomimi.
  6. L’architettura. In questa parte succulenta si affronta il tema dell’eredità monumentale del teatro, a Roma e nel mondo romano.
  7. Attualità del Classico. Immancabile apertura al contemporaneo, con alcuni focus sulle più note riprese di drammi antichi nel teatro del Novecento.

L’allestimento: innovativo, coinvolgente, sorprendente!

Non posso accettare l’idea che l’allestimento del percorso espositivo della mostra sul Teatro! sia venuto particolarmente bene solo perché il tema si prestava. No, non può essere vero.

Forse abbiamo un problema, un complesso, che so, con la classicità per cui nelle mostre di “arte classica” mediamente ci si annoia e ci si sente ignoranti. Sarà che abbiamo spesso solo statue e poco altro (non ci riusciamo proprio a fare mostre di ‘contesti’), ma ricordate quanto era stata pensata bene la mostra Nuova luce. Da Roma a Pompei, sempre ai Capitolini ? Ve ne avevo parlato qui.

Sta di fatto che in questa mostra si sogna a occhi aperti. Ogni teca espone reperti mai visti, spesso curiosi, talvolta impressionanti. Ma dov’erano ? Perché non li avevamo mai visti prima? Forse non li abbiamo mai visti in quest’ottica, a suo modo, contestuale.

Non posso e non voglio svelarvi troppo, perché desidero che restiate colpiti dalla particolarità dei pezzi esposti. Vi lascerò giusto qualche suggestione

La più antica maschera greca conservata, o il suo prototipo. Pazzesca!
Due attori in terracotta da Pompei, a grandezza naturale. Incredibili!
Lo strepitoso fauno musicante da Villa dei Quintili (avete capito bene!)

E poi c’è un fatto: finalmente la mostra è stata un’occasione. Esatto, una opportunità di fare progressi scientifici, di offrire nuovi spunti e nuovi punti di vista. Ve ne dico uno, il più rilevante secondo me: per la mostra, grazie a una collaborazione con la Soprintendenza Speciale, è stato fatto un video 3D del Teatro di Pompeo, che potrete ammirare in mostra in tutta la sua bellezza, insieme ad un favoloso ritratto di Pompeo Magno: colui che ne ha promosso la costruzione. E questo video, come si precisa sulla pagina web dedicata alla mostra, resterà all’Istituzione dei Musei Capitolini. E speriamo che lo rendano fruibile per sempre al pubblico!

Ecco il ritratto di Pompeo, che troverete accanto al nuovo modello 3D del suo Teatro.

Di fatto, a questo servono le mostre: affinare le nostre conoscenze, creando nuovi strumenti di fruizione per il grande pubblico e la collettività.

Ci sono poi installazioni multimediali con attori in maschera che recitano i testi in latino e panche per sedersi e prendersi un tempo per ascoltare; c’è un piccolo teatrino dove accomodarsi e selezionare l’opera da guardare; ci sono reperti di ogni genere, esposti con rispetto verso il visitatore e alcuni in repliche manipolabili.

C’è poi una favolosa sezione dedicata agli strumenti musicali con riproduzioni dei pezzi e contenuti audio, incredibili! E sempre nella stessa sezione, c’è la parte forse più impressionante: un gruppo di prototipi di maschere teatrali dalla bottega di un artigiano.

La pannellistica è talmente chiara e desiderosa di farsi leggere, che addirittura non ‘impalla’ mai i pezzi esposti (per usare un termine teatrale).

Anzi, ve la dico tutta: i pezzi sono tutti totalmente instagrammabili! Sono dotati di uno sfondo rosso pompeiano pensato come una parete, che li farà persino risaltare nelle vostre foto.

Per ciò vi dico che chi ha pensato questa mostra voleva davvero farsi capire dal pubblico e portare il pubblico a Teatro.

Guardate i pannelli rosso pompeiano dietro alle teche: geniali!

Gradimento: applausi

Per me è un 10 e lode. Ho avuto il piacere di visitare questa mostra con i mei allievi del Summer Semester 2024 focalizzato sull’arte romana. Ho voluto portarli a questa mostra come esperienza sul campo, affondargli il compito di analizzarla e recensirla secondo alcuni criteri stabiliti a monte.

I miei studenti sono statunitensi e si sa, in America i Musei hanno la M maiuscola. Ma soprattutto, i ragazzi sono mediamente abituati ad andare al museo fin da piccoli e con regolarità.

Un momento del nostro “exhibit survey” durante la lezione di Roman Art.

Al termine del nostro survey ciascuno di noi ha commentato aspetti singoli e diversi (dal tema, al respiro cronologico, ai reperti, alle scelte espositive), e tutti eravamo davvero soddisfatti ed emozionati per l’esperienza fatta.

Il mio consiglio quindi è di correre a vederla. Sarà allestita fino a inizio novembre.

Info pratiche

Durata

21 maggio – 3 novembre

Ingresso

Alla mostra si accede da via di Ripetta 180.

Biglietti

Biglietto intero solo mostra 11 euro, ridotto 9 euro.

Biglietto mostra + museo intero non residente 17 euro, ridotto 13 euro.

Biglietto mostra + museo intero residente 16 euro, ridotto 12 euro.

Trovate tutte le altre specifiche dalla pagina ufficiale cliccando qui

Catalogo

Ebbene sì, esiste ed è anche molto ricco!

Il catalogo è a cura di Salvatore MondaOrietta Rossini e Lucia Spagnuolo e, come sempre, è della prestigiosa casa editrice l’Erma di Bretschneider, dunque ha un prezzo di copertina di 96,00 euro per 450 pagine, in versione e-book 75,00 euro. Durante il periodo della mostra si può trovare al bookshop ad un prezzo scontato.

Forse è questo il punto dolente dell’accessibilità, quella scientifica. Se un catalogo costa una cifra simile, chi potrà effettivamente leggerlo e accedere, quindi, agli aggiornamenti scientifici sul tema trattato? Mi domando se l’Istituzione curatrice della mostra abbia pensato alla ricezione dell’esposizione, oltre a stringere accordi con l’editore più caro di Roma. Naturalmente, una pubblicazione l’Erma è meravigliosa, è un pezzo d’arte libraria, ma ah ancora senso oggigiorno stampare libri costosi che nessuno o quasi leggerà?

La risposta è tanto banale quanto ovvia. E questo aspetto dell’editoria scientifica e del mercato che ruota attorno alle mostre di archeologia mi lascia perplessa.

Ho come la sensazione che il catalogo scientifico serva più a raccogliere i contributi necessari a far progredire la carriera delle persone coinvolte e non tanto a favorire la crescita culturale della comunità tutta.

Ecco la cover del catalogo della mostra “Teatro! Autori, attori e pubblico nell’antica Roma”.

Bene, eccoci alla conclusione di questa recensione. Fatemi sapere nei commenti se l’avete visitate, cosa ne pensate e se pensate di andarla a vedere!

Se volete avere un ulteriore quadro della situazione, decisamente positivo e dettagliato, andate a leggere la recensione che ne fa Marina Lo Blundo sul suo blog: vi sarà molto utile!

Io, come sempre, vi ringrazio per ogni “mi piace”, condivisione e donazione (cliccando qui) che potrete dare/fare per far crescere quest progetto di divulgazione dell’archeologia.

Alla prossima!

Valeria 💜


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5 pensieri su “La mostra “Teatro!” all’Ara Pacis: la mia recensione.”

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