Il 9 Aprile 2025, grazie all’invito di Andreas Steiner, Direttore di “Archeo”, ho partecipato alla discussione per celebrare i quaranta anni della rivista di archeologia più amata d’Italia, che io stessa ho sfogliato con passione e curiosità fin da piccola. Ricordo ancora quando la sfogliavo in biblioteca e mi portavo a casa i doppioni per fare le ricerche per la scuola.

Molti anni, e molte riviste dopo, mi ritrovo a sedere al tavolo della discussione con professori e divulgatori di lunga esperienza, ognuno nel proprio settore e con il proprio stile.
Divulgatori che hanno saputo portare i temi complessi della storia, le difficoltà della ricerca, le soddisfazioni dei risultati raggiunti, al grande pubblico. Proprio perché, come ha ricordato Daniele Manacorda nel suo intervento, già Sabatino Moscati, fondatore della rivista “Archeo”, aveva voluto dare voce agli specialisti affinché raccontassero loro stessi l’archeologia.
Certo, non tutti sanno farlo, ma perché non provarci? Una certa emozione l’ho provata, confesso, ma ho anche sentito che potesse essere finalmente il momento di dare voce anche a chi, con metodo e mezzi digitali, lavora quotidianamente alla diffusione democratica del sapere scientifico in ambito archeologico.
So benissimo di non essere l’unica a farlo, ma sono sicura che riesco a farlo per la formazione che ho avuto, lunga, approfondita e basata su Roma e le sue tante anime, su questo suo corpo generoso, sensuale, ferito, piagato e suturato e sempre così materno, accogliente, come un affettuoso abbraccio.

L’incontro si è svolto nella magnifica sede romana della Società Dante Alighieri, istituita nel 1889 e ospitata nel cinquecentesco Palazzo Firenze a Piazza di Firenze, in Campo Marzio. La discussione è stata quindi coordinata dal Presidente del Comitato di Roma, Michele Canonica.
Io ho portato la mia esperienza con “Archeo” e il progetto di archeologia pubblica “Muri per tutti”, spiegando come e perché è nato, che cosa facciamo con la community e in che modo viaggia – letteralmente – questa nostra divulgazione.
Avrei voluto dire di più, ma non c’era abbastanza tempo. Avrei voluto precisare che nel nostro progetto lavoriamo all’accessibilità al patrimonio attraverso lo studio e la conoscenza condivise e partecipate, sul campo, a contatto con i resti del passato.
Avrei voluto ricordare tutti i colleghi con cui ho condiviso il microfono in questi anni e tutti i giovani studiosi ai quali abbiamo dato il microfono per la prima volta, per cimentarsi nel racconto, per imparare l’arte della trasmissione del proprio sapere in modo genuino e originale.

Avrei voluto nominarvi tutti, uno per uno, ho i vostri nomi segnati a mano sui miei taccuini, li trascrivo religiosamente dopo ogni evento o contatto, perché credo che la forza dei “Muri per tutti” stia nella sua community e nelle persone che la animano. Senza il pubblico non esiste ricerca o archeologia o patrimonio che abbiano senso, secondo me. E io vi conosco quasi uno ad uno.
Ma nonostante il poco tempo, sono certa di aver lanciato un altro seme, di aver contribuito – anche se in minimissima parte – ad aver avvicinato due mondi ancora lontani (quello degli specialisti e quello degli appassionati), e sono certa che ne verrà molto altro e di buono.
E sappiate che, mentre parlavo, ho ripensato a voi, a noi, a noi a Ercolano sotto la pioggia, a noi a villa dei Quintili e al Pantheon, al Foro di Cesare e a chattare di archeologia e muri e articoli e libri fino a tarda sera.
Grazie per tutti i vostri messaggi di incoraggiamento e a chi era tra il pubblico.
Il video dell’evento
Lascio qui il link al video integrale che è stato girato durante la discussione. Vi consiglio di ascoltare tutti gli interventi, i relatori intervenuti sono stati di grande ispirazione, ciascuno a suo modo.
E inevitabilmente si è finito per parlare di archeologia e Indiana Jones in un modo che forse oggi vorremmo superato, ma che tuttavia persiste nell’immaginario collettivo ancora in larga parte. Ed è stato un bene che sia venuto fuori. E il vero tema oggi è: quanto siamo riusciti ad andare oltre l’immaginario per definire e valorizzare la figura dell’archeologo CHE FA ANCHE divulgazione ?
Tra gli interventi, il più geniale è stato quello di Lorenzo Nigro. Il più incisivo ? Quello di Andrea Augenti, un maestro nel catturare l’attenzione, e lo sappiamo bene dai suoi libri divulgativi (A come archeologia l’ho raccontato qui) e dai suoi podcast. Il più riflessivo? Daniele Manacorda, che ha parlato del rapporto tra cultura ed erudizione come solo un grande metodologo può fare. Il più classico? Claudio Strinati.
Il più emozionato? Andreas Steiner, che ringrazio ancora una volta per avermi inviata a celebrare un pilastro della divulgazione scientifica dell’Archeologia come “Archeo”. E ringrazio infine la Società Dante Alighieri e il Presidente del Comitato di Roma Michele Canonica per l’ospitalità.
A presto! Valeria
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