Quando Marina Lo Blundo mi lanciò l’idea di fare “Muri per tutti” a Portus ero in macchina durante una delle mie trasferte. Su due piedi le risposi un deciso SÌ, mentre partiva il mio abituale sudoku mentale per incastrare l’archeologia pubblica dei fine settimana nel ménage familiare.
In questo post vi racconto cosa abbiamo fatto/detto/visto nei 4 appuntamenti del progetto di archeologia partecipata “Muri per tutti a Portus”, svolto in quell’Eden che è l’area archeologica dei porti di Claudio e Traiano a Fiumicino, mettendo insieme un’istituzione (il Parco di Ostia antica) e un progetto di archeologia pubblica (Muri per tutti).
Partiamo dal “chi”.

Nelle parole che seguono mi sono imposta di tenere a bada l’emozione che, mentre butto giù i primi paragrafi di questo bilancio, trabocca senza freni.
Voglio partire dal “chi”, dalle tre anime di questa avventura cominciata con un messaggio vocale e finita con un arrivederci a Portus e una community sempre più numerosa: Marina Lo Blundo e il Parco archeologico di Ostia antica, Valeria Di Cola e il progetto “Muri per tutti” e la strepitosa community che lo anima.
Marina, oltre ad essere archeologa responsabile scientifico dei porti di Claudio e Traiano, ricompresi nel Parco, è blogger, autrice ed esperta divulgatrice. Non passa giorno che non scriva impeccabili contenuti sui canali social del Parco o sui suoi vari blog (ne ha ben tre: uno di archeologia, uno di viaggi e uno sul tè) e sul suo canale podcast della piattaforma Loquis. Per inciso, se già non lo fate, vi consiglio di seguirla ovunque possiate, perché con la sua parola dai confini netti e il suo stile pacato e incisivo, racconta da oltre quindici anni l’archeologia e la cultura archeologica sul web.
Chi sono io forse lo saprete già, ma senza annoiarvi troppo lo ripeto brevemente per i tanti nuovi iscritti al blog. La mia formazione è maturata nell’archeologia metodologica e nell’archeologia urbana, per cui la mia passione e specialità sono diventati i muri, cioè i complessi architettonici stratificati. Ho lavorato molti anni come ricercatrice a Roma Tre, per poi approdare, dopo un naufragio accademico, alle accoglienti sponde della docenza internazionale e della divulgazione.
Senza esagerare, la divulgazione l’ho cominciata che avevo 16 anni raccontando l’archeologia di Roma con una associazione culturale del quartiere San Paolo, tanto per le strade della città, quanto negli ospedali pediatrici.
Ma l’illuminazione mi è venuta nel momento più buio, quello in cui avevo perso tutta una vita di studio e professionalità per un concorso universitario finito in tragedia, un deragliamento che mi aveva lasciato, d’altra parte, una vasta competenza in fatto di archeologia dell’architettura e archeologia pubblica, sia su Roma che su Ostia antica: due posti unici al mondo dove ho fatto la mia gavetta di stratigrafa.
E così, il 6 settembre 2021, proprio dal teatro di Ostia antica, dove ero finita fotografando muri per le mie ricerche, lanciai il mio primo indovinello (#guessthewall).

E lo feci ancora nei giorni seguenti, proponendo ai followers del mio profilo Instagram foto, domande e storie di muri antichi, scoprendo, da un lato, che la cosa appassionava molte più persone di quante pensassi, dall’altra, che avevo trovato un modo brillante di impiegare le migliaia di foto di muri che avevo accumulato nella galleria del mio telefonino in tutti quegli anni di attività sul campo.
Mi venne così, di getto, l’idea di chiamare questa cosa nuova “muri per tutti”, perché in fondo era quello che stavo facendo: portare i muri del mondo romano antico all’attenzione di tutti.

Da quel giorno è nata una community, nella quale sono arrivati vecchi amici, colleghi affezionati, perfetti sconosciuti grati di avere trovato in me una sponda per il loro sogno sopito dell’archeologia, professionisti interessati all’aggiornamento scientifico (ero e sono piena di bibliografia), parenti e amici solidali, studenti di ogni generazione.
E qui, ora, voglio ringraziarvi tutti, perché senza la vostra presenza non sarebbe mai decollato questo progetto e non mi avrebbe mai portata a Portus a fare archeologia pubblica, con voi.
In due anni il progetto ha preso forma, mi sono attrezzata e ho aperto un canale YouTube e un blog, questo blog, che per altro senza il prezioso, paziente e costante supporto, concettuale e tecnico, della stessa Marina Lo Blundo, non sarebbe mai nato.


Un anno dopo, diventavo collaboratrice del Parco Archeologico di Ostia antica proprio per le attività di archeologia pubblica coordinate da Marina Lo Blundo, destinate alle minoranze linguistiche e alle comunità giovanili Scout della zona (qui trovate il video delle attività del 2022).




Ecco, dietro agli eventi “Muri per tutti a Portus” ai quali avete partecipato, tramite il Parco Archeologico di Ostia antica, c’è tutto questo.
E dunque grazie Marina e grazie Community per averlo reso possibile!
Il “cosa”: avventurarsi nell’archeologia.
Che cosa abbiamo fatto nelle tre visite + una a Portus ? In sintesi, abbiamo visitato l’area archeologica del più grande porto del mondo romano antico.
L’idea dietro a questa serie di eventi era proprio quella di offrire un fuoco sul tema delle tecniche costruttive, usando, cioè, la lente dell’archeologia dell’architettura per guardare gli edifici di Portus.
Ogni appuntamento ha avuto uno specifico focus topografico, con l’obiettivo (questo sì, scientifico) di portare progressivamente all’attenzione del pubblico, non necessariamente esperto del tema, le varie parti del grande e stratificato complesso portuale.
Di fatto a Portus si spazia dall’età claudia al XIV secolo senza colpo ferire e la community ha potuto esplorare in sicurezza ogni centimetro dell’area archeologica, stratificando, è il caso di dirlo, l’informazione a ogni sessione.
Il “come”: esplorare e accogliere.
Come ci siamo regolate Marina ed io nel condurre questa attività sperimentale ? In parte, ci siamo, ovviamente, coordinate a tavolino, ma in larga parte ci siamo coordinate estemporaneamente sul campo.
Già, perché con Marina ci siamo conosciute venti anni fa su uno scavo dell’Università di Genova e da quel momento abbiamo condiviso una formazione e un modo di essere archeologhe.
Questa intesa professionale speravamo potesse sbocciare, prima o poi, in un progetto condiviso e così “Muri per tutti a Portus” è stato il primo esperimento di archeologia pubblica fatto insieme.
Per questo, l’emozione mi travolge: la me archeologa di venti anni fa sognava tante cose e vedere questo progetto finalmente realizzato è una specie di prodigio.
Tornando al “come” abbiamo pensato di impostare questo progetto, l’idea di base è sempre stata quella di partire dal pubblico, dal gruppo, che per esperienza sappiamo avere sempre un’anima. Siamo sempre state convinte (perché ne siamo noi stesse dimostrazione) che l’archeologia abbia un grande potere aggregante, l’archeologia sa toccare tasti profondi della sensibilità umana, l’archeologia è in grado di orientare scelte e desideri. Tutto sta a saperla accogliere, a lasciarle pervadere i nostri spazi di vita quotidiana. E pensiamo che a Portus questo particolare fenomeno si sia verificato.
Puntualmente.
Di fronte alla bellezza struggente del paesaggio inondato di sole e di fronte a ogni singolo muro.
E dunque, non ci restava che accogliere questa materia sensibile, questa crescente curiosità che era cosa viva. Se voi che siete stati a Portus con noi state leggendo, raccontatemi se avete anche voi percepito questa sensazione così forte e dilagante.
Esplorare e accogliere.
La nostra miscela per fare archeologia pubblica, a ripensarci, è stata proprio questa.
Il “quando”: da giugno a novembre, sei mesi di Portus.
Il primo evento lancio si è svolto sabato 15 giugno 2024. A scorrere le fotografie dei vari appuntamenti è divertente vedere come dalle camicette hawaiane io sia passata al montone.
L’idea che, in questi sei mesi, ci sia stata Portus a tenerci uniti è, per me, davvero meravigliosa.
L’evento del 15 giugno si è svolto nell’ambito delle Giornate Europee del Patrimonio e voleva essere un trampolino. O forse, meglio, un amo.
– Vediamo se abbocca (dai, siamo al Porto ;)).
L’evento in sé è stato emozionante e divertente ed è stata l’occasione per fare un bel giro completo dell’area di Portus, mappe alla mano, tra problemi di gestione, muri da capire e quesiti strutturali.
Il primo itinerario che Marina ha elaborato partiva dal portico di Claudio, attraversava i Magazzini Traianei, piegava verso la darsena, costeggiava la banchina del molo, e di lì, arrivava ai magazzini detti severiani e si concludeva al belvedere sul bacino esagonale di Traiano.
Due ore abbondanti, andando spediti. A ogni tappa, una riflessione tecnica sui muri: dalle tamponature del portico di Claudio, allo stesso bugnato rustico e alle tracce del cantiere per l’allestimento del colonnato; dall’opera testacea bicroma all’opera mista; dal reticolato oversize alle stratificazioni della banchina.




Insomma, non vi abbiamo risparmiato nemmeno un mattone.
La risposta del pubblico a questo primo evento è stata entusiasta e la community “Muri per tutti” ha in parte animato sin dal primo momento questo primo capitolo.
Al che, ci siamo dette: perché non farne altre? E così, senza esitazione, abbiamo inserito altre tre date in calendario, tra settembre e novembre: una al mese per animare un autunno che, almeno a Portus, ha visto SEMPRE splendere il sole.
Era destino.
Passata la torrida estate, quindi, ci siamo ritrovati a Portus con un programma di tre eventi, durante i quali Marina ha pensato di andare oltre il canonico e di offrire al pubblico alcune chicche normalmente chiuse al pubblico ordinario.
Volere è potere.
Il “solito giro” quindi, si è arricchito ogni volta di un edificio diverso, rivelando la straordinaria ricchezza del sito di Portus e le sue tante sfaccettature.
All’evento del 28 settembre, essendo nel frattempo trascorsa l’estate, siamo partiti dalla storia delle Mura di Portus. Mura costruite nel V secolo e datate su base stratigrafica e ricostruite fino all’alto medioevo. Ne abbiamo analizzato le fasi e specialmente l’ultima, la più alta fisicamente, quella carolingia, di VIII secolo, in blocchi di tufo di riuso e filari di marroni ondulati. Abbiamo trascorso molto più tempo del dovuto davanti alle Mura, e infatti poi abbiamo dovuto tagliare e correre, ma è stato così magico vedervi interagire con quei paramenti, che non potevamo interrompervi.
Ma la vera specialità è stato il pubblico. Evento sold out e valanghe di domande.




Il gioco cominciava a funzionare.
Esplorare e accogliere.
Dal pubblico – fatto di tante anime, dagli appassionati ai professionisti – sono venute fuori domande e riflessioni, anche molto profonde, ad esempio da colleghi archeologi e funzionari attivamente impegnati nella tutela e gestione del Parco.
Capite la magia?
L’atmosfera avventurosa ha in un certo senso limato le asperità dei ruoli e ci ha amalgamati in un unico grande corpo in movimento alla scoperta del passato, con la sola voglia di dare il proprio contributo alla comunità.
Questo è ciò che io intendo per benessere. Well-being.
All’evento del 26 ottobre, con la comparsa di maglioncini e scarpe chiuse, abbiamo riproposto il giro classico, aggiungendo un altro luogo speciale, le terme della Lanterna, un edificio che racconta di una Portus tarda e ormai autonoma rispetto a Ostia, elevata a Civita da Costantino e quindi risorta, mentre la consorella Ostia lentamente moriva.




Portus era nostra, ogni muro già visto era assodato, i dettagli che noi abbiamo dimenticato di ripetere li avete aggiunti voi, avete preso coraggio e parola e avete condiviso la vostra conoscenza acquisita con la comunità.
Esplorare e accogliere.
E condividere.
Sabato 23 novembre c’è stato l’ultimo evento. Sto scrivendo in piena notte questo post, anzi, è già l’alba, perché non riesco a riposare ripensando a questo inevitabile bilancio.
Facevano 7 gradi quando ci siamo incontrati ed eravamo tutti intirizziti. Tempo dieci minuti, due chiacchiere con la Community e ci siamo subito riscaldati.
Siamo partiti per il quarto e ultimo giro, con una notevole sorpresa: la nuova pannellistica dell’area archeologica di Portus appena montata, ci ha accolto al nostro arrivo.
Che meraviglia!
I pannelli sono distribuiti nei punti dell’area del porto che durante le nostre visite abbiamo toccato più e più volte. Ma vederli e comprenderli con l’ausilio dei magnifici disegni ricostruttivi di Inklink è stato ancora più bello. Pura emozione.
Ripeto spesso la parola emozione, e so che tanti archeologi trovano questo risvolto dell’archeologia inutilmente melenso. Io invece credo sia il segreto del successo di ogni evento che si basi sull’incontro con il passato. Non è proprio l’emozione a farci tornare, a ricordare e a farci esistere ?
E dai nuovi pannelli, quindi, siamo partiti per ripercorrere il percorso classico, in onore dei nuovi arrivati che visitavano Portus per la prima volta. Sul già noto abbiamo poi aggiunto l’ignoto, la favolosa Basilica Portuense.




E qui ci siamo dette: ora o mai più, per cui abbiamo pensato ad una sessione di analisi delle murature che lasciasse alla community un tempo di esplorazione individuale e meditazione, alla quale è seguito un briefing collettivo.
La Basilica, esempio di edificio di culto paleocristiano inserito in un contesto portuale, con le sue fasi costruttive e i suoi colli in situ chi ha messo di fronte a un caso complesso di lettura stratigrafica.
Eppure, la vostra curiosità di non esperti eppure capaci di guardare, grazie al percorso fatto con “Muri per tutti”, vi ha guidato nel riconoscere dettagli di cantiere e particolarità costruttive. Avete notato i rivestimenti marmorei spogliati, le porte tamponate, le tecniche costruttive particolarmente creative in tempi di penuria di materiale, l’incidenza del passato nel recupero di antichi muri traianei.
Esplorare, accogliere e condividere.

Per concludere.
Con una foto di gruppo scattata scandendo la parola “PORTUS” si chiude questa prima esperienza di archeologia pubblica con il Parco Archeologico di Ostia antica.

La cosa che, ancora adesso, mi lascia incredula è che dai vostri semplici messaggi ricevuti su Instagram e Facebook siamo passati all’azione.
Siete passati all’azione.
Avete stravolto le vostre agende e le vostre vite quotidiane per fare un po’ più di spazio all’archeologia. Prima l’archeologia era solo letture e conferenze, ora è diventata esplorazione interattiva sul campo, in ogni stagione.
Il vostro entusiasmo cresce esponenzialmente, il nostro di conseguenza.
E onestamente penso di interpretare anche il pensiero di Marina affermando, qui e ora, che questa è l’archeologia del futuro.
Un’archeologia fatta di pubblico, sì, ma di un pubblico che conosciamo per nome, che coltiviamo, un pubblico di persone protagoniste e partecipi, consapevoli e appassionate.
E responsabili del futuro del patrimonio culturale che, di fatto, gli appartiene, ancor di più se sa prendersene cura.
Vi ringrazio ancora una volta per aver contribuito a dare vita a qualcosa che prima non c’era e adesso c’è e per aver accolto Portus nella vostra quotidianità.
Questo è solo un arrivederci, torneremo presto a Portus, e chissà dove altro ancora, insieme.
Grazie a Marina Lo Blundo per aver reso possibile questa avventura.
Grazie per avermi seguita fin qui. A presto, Valeria 💜
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