Una storia, tante storie
Non basterebbero 100 mila caratteri per sintetizzare adeguatamente la lunga storia del Colosseo.
Se ne è detto e scritto molto, eppure, è uno dei più famosi monumenti al mondo e non gode ancora di una monografia completa ed esaustiva che ne racconti le vicende, fase per fase, in estensione. Tante edizioni, piccole e grandi, ma non ancora una monografia che ne ripercorra, con taglio scientifico e con linguaggio divulgativo adatto a tutti, la biografia.
Niente paura, non sarò io farlo, tantomeno qui in questo spazio, tuttavia mi piace pensare di potervi essere utile dandovi qualche coordinata per affrontare con minor timore e, spero, un po’ di fiducia in più, questo pachiderma dell’archeologia mondiale.
Un pachiderma di nome Amphitheatrum Novum

Spero non storcerete il naso se scrivo che il Colosseo mi fa pensare a un pachiderma. In fondo, il mio è un pensiero affettuoso. Non riesco a togliermi dalla testa, l’immagine di un elefante al circo, circondato ogni giorno da un brulicare di legittimi curiosi (e malfattori che vorrebbero fregarli sull’acquisto del biglietto), imponente con la sua mole millenaria, magnetico, rugoso, sacro per la città e per tutto il mondo e, forse, per questo, un po’ misterioso.
A dire il vero non amo usare le parole “mistero” ed “enigma” nei miei articoli o racconti (chi mi frequenta lo sa bene), ma di fatto il Colosseo, almeno ai miei occhi, è ancora un grande mistero che non ci decidiamo a chiarire al pubblico.
È palese, senz’altro, il suo essere parte di un sistema di gestione chiamato Parco Archeologico del Colosseo, una recente novità che lo ha unito al Palatino e al Foro Romano (che per qualche turista è diventato il FOROPALATINO). Da qualche anno è stata poi inaugurata una piccola esposizione permanente al primo piano che racconta un po’ di storia e di archeologia dell’edificio.
Né (e lo sappiamo tutti) c’è pace per i sotterranei. Quelli che, a piacimento, per il turista anglosassone sono i DUNGEONS (le “segrete”, un colossale fraintendimento), oppure gli UNDERGROUNDS (già meglio, ma tanto non si capisce lo stesso in che senso) e che per gli italici sono i SOTTERRANEI. Quelli che per definizione dovrebbero stare SOTTO all’arena e che agli occhi di migliaia di visitatori sono qualcosa di poco comprensibile dal momento che l’arena è ricostruita solo per un breve tratto.
Quel che dico non me lo sto inventando, sia chiaro: sebbene a molti paia un lavoro di secondo ordine, ho lavorato per dieci anni, giorno e notte, al Colosseo per il servizio didattico nazionale con decine di altri colleghi archeologi e storici dell’arte e più volte al giorno, nonostante le tante spiegazioni, al turista mediamente passivo il Colosseo non è chiaro, men che meno i sotterranei.
Mi piace parlare delle cose che conosco bene e di turisti al Colosseo ne ho guidati a migliaia. Veramente a migliaia. E vi giuro che mi sono sentita spesso frustrata e mi sono domandata se non fosse colpa mia – come anche qualcuno ha sostenuto: è colpa di chi spiega, se il monumento non si capisce. Ma tornando al pachiderma, so che la chiarezza va fatta già sul nome. Ho sentito diverse volte chiamarlo “amphitheatrum flavium” intendendo che questo fosse il nome antico. No, capiamoci: ANFITEATRO FLAVIO è il nome contemporaneo che gli abbiamo dato noi.
Gli antichi lo chiamavano in due modi:
Amphitheatrum Novum, ossia nuovo rispetto a quello, più antico, di Statilio Tauro, semi permanente, inaugurato in Campo Marzio nel 29 a.C. Questo edificio fu completamente distrutto dall’incendio del 64 d.C.
Amphitheatrum Caesaris, l’anfiteatro di Cesare, vale a dire dell’imperatore (da Giulio Cesare in poi “cesare” è diventato un titolo imperiale).
Insomma sono i nomi che leggiamo in Marziale, il poeta alla corte dei Flavi che glorifica nei suoi Epigrammi, in particolare nell’opera De Spectaculis (giunta incompleta), la meravigliosa opera architettonica inaugurata da Tito, che finalmente dava ai romani il primo anfiteatro totalmente in muratura della storia della città.
Un libro recente

Qualche anno fa, dopo diverse campagne di scavi archeologici condotti dall’Università Roma Tre in vari punti del Colosseo, all’interno e all’esterno, si è colta l’occasione (finalmente!) di condividere con il pubblico la storia in parte stratigrafica del Colosseo, con un taglio diacronico, cioè dall’antichità all’età moderna. C’è un po’ di stratigrafia, che deriva dall’analisi dei materiali e della stratificazione indagata durante i saggi di scavo.
I saggi hanno così restituito ulteriore materiale per la ricostruzione storica dell’anfiteatro e pure qualche reperto finito sui giornali, andando a completare le nostre conoscenze già in gran parte formate dai risultati delle indagini fatte negli anni precedenti.
Ciò per dire che la pubblicazione sul Colosseo la aspettavamo da anni e la aspettavamo perché ha posto finalmente in forma accessibile (chiunque può comprare un volume Electa al bookshop) informazioni storiche che prima del libro, con quel taglio stratigrafico (e quindi globale), erano note solo in ambiente accademico dalle riviste scientifiche, inaccessibili ai non addetti ai lavori.
Belle e inedite novità sono poi emerse sulla materialità del Castrum medievale dei Frangipane, situato sul lato dell’ottocentesco sperone Stern, noto nelle fonti scritte ma mai prima d’ora immaginato e ricostruito compiutamente dagli archeologi, grazie alla ricomposizione delle tracce a cura di Alessandro Delfino e alla mano 3d di Emanuel Demetrescu. Lo vedete nella copertina del volume.
Ma tanto sono turisti!

Il motivo del mio articolo è che ancora oggi, portando i miei allievi in visita al Colosseo per studiarne la storia e i dettagli costruttivi, mi sento in difficoltà. Gli unici pannelli con le ricostruzioni dei sotterranei e degli spalti sono state collocate in un “budello” che, quando il monumento è pieno (cioè sempre), non puoi fermarti per più di cinque minuti a spiegare, che ti senti urlare dietro “Ti sposti che tocca a me? Stai facendo tappo!“.
Ecco, cinque minuti o ‘fai tappo’, capite? Questa è la permanenza massima consentita per spiegare ad aspiranti archeologi, che pagano regolare biglietto, come funzionasse l’edificio, in una dinamica da tritacarne che vorrei tanto sapere perché abbiamo deciso di renderla lecita.
Tante volte, troppe anzi, ho sentito dire “ma tanto so’ turisti, gli dici due cose e via”. La cosa non mi ha mai fatto piacere, anzi. Intanto io non distinguo tra studente e turista, perché ciascuno ha i suoi buoni motivi per voler imparare il più possibile, come di annoiarsi. Ho sempre creduto che il compito dell’archeologo fosse anche quello di raccontare al pubblico i risultati della Ricerca, non solo per lavoro ma soprattutto per un dovere civico e morale.
E dunque non sono mai riuscita a vedere nel turista la figura da ingannare o da liquidare con poca passione. Anche perché io sono a mia volta turista, ognuno di noi lo è, e perché mai, quindi, abbandonarsi a questa visione poco professionale del visitatore, anche fosse il meno serio e meno interessato del mondo? E poi, diciamocela tutta: quanto dipende dal nostro racconto la noia del turista, come dell’allievo? Io me lo domando spesso.
E allora, mambo!
Bando alle ciance e vediamo di mettere a fuoco alcuni punti fondamentali per non perderci d’animo nel marasma del Colosseo. Mi permetto di condividere con voi i CINQUE PUNTI per me cruciali per comprendere questo edificio stratificato e complesso, gigantesco e meraviglioso, in attesa che vengano pubblicate piante e sezioni di fase, per tutti.
L’adrenalina che precede l’ingresso al Colosseo somiglia a quella che ho provato prima di andare in scena, in una mia vita passata di ballerina e attrice. Quel nodo alla gola, quell’emozione che si impossessa del corpo e della voce prima che si apra il sipario, li provo ancora in ogni occasione in cui devo raccontare la storia del Colosseo a chi me lo chiede, che venga da Roma, da Sutri o da Chicago.
1_Il Colosseo come lo vediamo non è mai esistito (se non oggi)

Suona male, ma è la verità. E prima accogliamo questa consapevolezza, più realistica sarà la nostra percezione dei monumenti stratificati. Il Colosseo oggi, un pò come il Foro Romano, è una meravigliosa opera contemporanea. Questo è tipico dei luoghi a lunga continuità di vita, o di uso, infatti il Colosseo, sebbene in modo diverso, è ancora in uso: come monumento.
Oggi ne vediamo tutte le fasi di vita e morte, insieme, schiacciate in un’unica prospettiva che (purtroppo) solo un occhio esperto può aiutare a decodificare. E sapete quale è l’elemento più “fake” in assoluto? L’assenza dell’arena. Da quando è stato completato dagli imperatori Flavi, il Colosseo ha sempre avuto l’arena. Che fosse di legno o di terre di riempimento, l’arena c’era.
QUANTI ANFITEATRI ?
C’è l’anfiteatro di Tito, inaugurato nell’80 d.C. senza attico e senza i corridoi per i montacarichi.
C’è l’anfiteatro di Domiziano, con attico e montacarichi, palco imperiale e arena.
C’è l’anfiteatro tardoantico, con i sotterranei progressivamente riempiti di terra e messi fuori uso, ma l’arena ancora in posto, per le cacce ma non per i giochi gladiatori.
C’è il castrum medievale, che dell’anfiteatro sfrutta le poderose strutture, trasformando l’arena in una corte comune e i cunei al piano terra in tuguri per abitare e ripararsi.
C’è il Colosseo cristianizzato, con la croce al centro in memoria dei presunti cristiani trucidati sull’arena, arrivato colmo di detriti e sporco fino ai primi dell’Ottocento.
C’è, infine, il monumento ‘ripulito‘ dal governo francese, restaurato e trasformato nell’Anfiteatro Flavio che, ancora oggi, tra processioni cristiane del venerdì santo e memorie fasciste abolite, continua a essere visitato da milioni di turisti ogni anno.
2_Le fasi flavie sono due

Altra cosa fondamentale da sapere è che l’anfiteatro cantato da Marziale nel suo De Spectaculis è un anfiteatro che poco dopo sarebbe cambiato. Il poeta presenzia all’inaugurazione dell’80 d.C. A quel tempo l’edificio era stato sì costruito, ma mancava l’attico (la parte più alta con le finestrelle quadrate) e i sotterranei non erano ancora stati organizzati in corridoi.
Già, perché Vespasiano e Tito avevano allestito l’edificio dalle fondazioni, sfruttando l’invaso dello Stagnum Neronis, il cuore della Domus Aurea di Nerone. Un invaso che i Flavi adattano per le loro poderose fondazioni “a ciambella”. Una ciambella di conglomerato cementizio, sulla superficie della quale si imposta lo “scheletro” del Colosseo: pilastri di travertino, setti murari in blocchi di tufo e in laterizi .
Se avete modo di scendere nei sotterranei, camminando lungo la passerella laterale (che conduce alla ricostruzione dei montacarichi di legno), vedrete una serie di arcate su pilastri in tufo con mensole in travertino: quelle sono il limite dei sotterranei, vuoti, inaugurati da Tito. Vedrete, poi, che quelle arcate sono schermate da un poderoso muro in blocchi di tufo, restaurato poi in mattoni dai Severi. Quel muro è domizianeo e si articola con gli altri muri che delimitano i corridoi, dentro alcuni dei quali furono allestiti i montacarichi in legno. Questo io lo vedo chiaramente dalla sequenza stratigrafica dei muri, per cui possiamo distinguere in un pre e post inaugurazione.
Si tratta, quindi, di due fasi costruttive del periodo flavio. Va bene che i Romani fossero dei costruttori provetti e rapidi, ma otto anni (dal 72 circa all’80) non è che siano questa gran quantità di tempo. Possiamo pensare che l’inaugurazione andasse fatta nell’80, a tutti i costi. E i lavori sono stati completati in seguito, pur avendo assicurato ai romani la più magnifica e spettacolare inaugurazione mai vista!
3_Le naumachie? Più no che sì

Questa è una delle questioni più discusse della storia del Colosseo. Attualmente, si tende a dare per scontato che le naumachie abbiano avuto luogo nell’anfiteatro e i motivi sono essenzialmente legati a quel che dicono le fonti antiche: Marziale e Suetonio. Ci sono dei riferimenti a combattimenti fra gladiatori tra le onde, durante l’inaugurazione dell’80, oppure si fa riferimento a una naumachia in occasione della medesima inaugurazione.
La questione però è che non ci sono sufficienti tracce archeologiche a riprova di questa possibilità. Mi spiego meglio. Intanto la lettura delle fonti meriterebbe qualche cautela. L’opera di Marziale è frammentaria, inoltre non è escluso che anche sull’arena provvisoria di Tito fosse stato possibile allestire bacini di acqua tali da offrire le attrazioni ricordate. Quanto alla naumachia, molti ritengono che il riferimento sia ad una battaglia navale offerta in occasione dell’inaugurazione, MA nella naumachia di Augusto, in Trastevere.
Nei sotterranei manca un vero e proprio sistema di deflusso delle acque. E poi, io mi chiedo: nella struttura dei sotterranei che possiamo attribuire ai flavi, come si poteva trattenere l’acqua necessaria alle naumachie, supponendo che l’invaso vuoto dei sotterranei ne fosse riempito totalmente (cosa abbastanza assurda)? Ma soprattutto: una volta costruiti i corridoi da Domiziano, CHE SENSO AVREBBE AVUTO RIEMPIRE I SOTTERRANEI PIENI DI MURI PER LE NAUMACHIE?
È una questione di semplice logica, che tuttavia non sembra scoraggiare l’ipotesi delle battaglie navali dentro all’anfiteatro. Ne ho viste parecchie di immagini con l’arena piena d’acqua e le navi galleggianti all’interno. Io vi invito a fare una cosa: a pensare sempre in maniera concreta e pratica a quel che leggete e vedete rispetto ai monumenti antichi. E concludo dicendo che per risolvere la questione una volta per tutte, basterebbe redigere quelle famose piante di fase in cui tutti i muri dei sotterranei siano inseriti nella fase di appartenenza.
E allora sì che potremmo avere la conferma o la smentita di quel che si dice con forse troppa leggerezza. Gli strumenti scientifici esistono (e non sono i 3d): usiamoli!
4_I cristiani e il Golgota

Stando alle fonti scritte, l’unico cristiano ad essere stato ucciso sull’arena dell’anfiteatro di Roma per motivi religiosi è stato il vescovo di Antiochia nel II secolo.
L’idea che il sangue dei cristiani avesse impregnato l’arena del Colosseo è un’idea principalmente cristiana e sostanzialmente moderna, come si legge anche nei diari di scavo del XIX secolo. Capiamoci: i romani antichi hanno sì perseguitato i cristiani e per lungo tempo. Ma non è esatto dire che i martìri siano avvenuti nell’anfiteatro.
Semmai, si veniva uccisi in quanto criminali comuni con la damnatio ad bestias (tema che poi finirà sui vasi da mensa in terra sigillata di età tardoantica – le avrete sicuramente visti al Museo della Crypta Balbi), oppure con il “volo di Icaro”. Punizioni corporali e spettacolari, cui si aggiungevano i combattimenti con gladiatori e fiere usque ad mortem.
Con l’età moderna matura la volontà di attribuire ufficialmente al Colosseo la memoria di luogo del martirio dei cristiani. Il suo aspetto di gigantesco rudere usato come luogo di abitazione e mercato, e poi anche come fulcro della devozione spontanea e delle processioni religiose fin dall’età medievale, porta ad una dedica ufficiale dell’arena alla memoria dei cristiani perseguitati al suo interno. La dedica risale al 1675 quando, in occasione del Giubileo celebrato da Clemente X, la prima croce viene eretta al centro dell’arena e sarà ripresa da Benedetto XIV in occasione del Giubileo del 1750, come testimonia l’epigrafe apposta sul lato ovest dell’anfiteatro, rivolto verso la Velia.
E sapevate che a un certo punto il Colosseo è stato trasformato in Golgota? Tre croci furono collocate sulla sommità del muro esterno. Tre croci che dovevano essere visibili dal Colle Oppio, e quindi dalla via processionale che entrava nel Colosseo fin dall’età medievale. Un’immagine del Golgota è stata catturata da Canaletto e la tela si trova alla Galleria Borghese.
Per inciso, di Golgota Roma ne era piena nel medioevo. Un altro era il Monte Calvarello sulla via Appia, al primo miglio, proprio sull’altura oggi dominata dalla casa di Alberto Sordi.
5_Perché è crollato il lato sud?

Anche su questo tema ne ho sentite delle belle. Una che mi ha molto divertita è questa: il fronte sud del Colosseo è crollato perché era più esposto al sole e i mattoni (???) si sono rovinati.
Ora, per carità, ognuno sa come condurre onestamente il proprio lavoro e sa quante e quali informazioni sarà il caso di condividere con il proprio pubblico, di clienti, di studenti, di amici. Forse, però, dovremmo sempre cercare di sapere da dove viene quel che diciamo e perché possiamo dirlo.
La ragione che ha causato il crollo del lato sud del Colosseo è sostanzialmente geologica. Il banco naturale sul quale stato costruito è composto da due diverse formazioni, disposte secondo l’asse maggiore dell’anfiteatro. Sotto al lato nord ci sono le argille Pleistoceniche, le più antiche geologicamente e quindi le più consolidate. Sotto al lato sud, invece, ci sono le argille Oloceniche, le più giovani e pregne d’acqua.
Una concausa del crollo sono ovviamente i tantissimi terremoti che, specie in età antica e medievale, hanno sconquassato Roma. E non è stato un solo terremoto a far crollare il Colosseo, come spesso si dice, ma ripetute scosse fino a quella, certo, particolarmente devastante, del 1349. Un pezzo oggi, un pezzo domani, alla metà del Trecento è venuto giù il lato sud.
The end – for now
Per ora mi fermo qui, che già sono andata lunga così. Se vogliamo fare archeologia pubblica anche senza uno scavo in corso, dobbiamo cominciare a pensare che la prima appropriazione del patrimonio da parte dei legittimi proprietari, i cittadini di tutto il mondo, avvenga con la conoscenza della storia dei monumenti/siti.
La distinzione tra turismo e cultura non dovrebbe esistere. Sarebbe molto più sana e costruttiva una passione dilagante per il patrimonio che nasca dal dialogo serrato e costante tra cittadini del mondo e luoghi della memoria storica e archeologica, attraverso le istituzioni di tutela.
Staccare centinaia di biglietti nei giorni di apertura gratuita e vantarsene al TG, quando la realtà dei fatti è un’altra – e siamo in tanti a poterlo testimoniare – dovrebbe invitarci tutti, professionisti e non, ad intraprendere una riflessione seria su cosa sia davvero il “bene culturale” oggi e quanto riesca ad essere realmente una fonte di informazione, benessere e appagamento.
Per la bibliografia, scrivetemi che ve la passo. Per le osservazioni sui muri: seguitemi 🙂
Buon anno e alla prossima!
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Ciao Valeria, ti ringrazio tanto per questo articolo che ho cercato di leggere prima possibile: sono una guida turistica e lavoro anche al Colosseo, e alcune delle cose che ci hai raccontato non le conoscevo; ne farò tesoro 🙂
Ovviamente condivido le tue amare riflessioni sui luoghi della cultura straripanti di persone, una sconfitta più che una vittoria…
PS: mi gireresti la bibliografia, quando puoi? Grazie mille e a presto!
Sara
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Ciao Sara, grazie a te della lettura! Certo, mandami la tua e-mail così ti giro i titoli e se riesco i pdf.
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