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Archeoracconto: quando l’archeologia si fa ispirazione.

Se non avete mai sentito parlare del progetto Archeoracconto ideato da Marina Lo Blundo e Stefania Berutti, questo post vi verrà in soccorso.

Vi racconto che cosa è Archeoracconto e a quali edizioni ho partecipato io stessa in veste di autrice – dai, ne approfitto. Ebbene sì, avrei voluto interpretare la tragedia greca, avrei voluto danzare nella compagnia di Pina Baush e avrei anche voluto fare la scrittrice di racconti.

Sull’ultimo punto ho avuto una gran fortuna, conoscere Marina e Stefania, cioè le ideatrici di una iniziativa tra le più belle e originali degli ultimi tempi in fatto di archeologia pubblica e creatività.

Un’idea geniale

Archeoracconto è un’idea geniale, nata nel 2017 dall’incontro di due archeologhe con una formazione classica e una particolare vena creativa.

Per spiegarvi che cosa sia, userò le parole della stessa Stefania Berutti, così come riportate sul suo blog “Memorie dal Mediterraneo”:

Archeoracconto è il modo più semplice e diretto di riappropriarsi della storia antica e raccontarla usando la nostra sensibilità personale, creando storie nuove oppure rielaborando quelle vecchie. Chi parla può essere l’autore, oppure il reperto archeologico, o chi lo ha scoperto, o il museo, ecc.ecc. Il racconto può essere breve o lungo, un haiku, una poesia in rima, un disegno con didascalia. Ogni mezzo è ben accetto, basta che alla base del racconto ci sia l’archeologia.

L’iniziativa ha avuto la sua prima sede a Firenze, presso il Museo Archeologico Nazionale. I partecipanti si sono riuniti in Museo e, dopo una visita guidata a cura del personale, si sono sistemati in una sala della Biblioteca delle Donne e, carta e penna o laptop alla mano, hanno trascorso due ore a comporre un racconto creativo, direttamente ispirato ai reperti conosciuti al Museo.

Ve l’ho detto, è un’idea geniale, perché svolge alcune importanti missioni che definirei di rilevanza sociale:

porta persone al Museo offrendo un’esperienza di pura archeologia a contatto con i reperti attraverso il racconto degli archeologi;

istituisce un contatto tra residenti e istituzioni del territorio, oltre a favorire la mobilità di chi viene da luoghi più lontani, in nome dell’archeologia;

offre un’opportunità unica di sedersi alla scrivania, in Museo, a scrivere trascinati dalla propria ispirazione.

E così anche la stessa ideatrice Marina Lo Blundo spiega sul proprio blog Generazione Archeologi come dalla suggestione di passi allo scritto:

Ecco che allora l’idea di Stefania e mia prende forma: trovare un luogo, un contenitore naturale di storie, quindi un museo, svolgere una visita guidata al suo interno, cogliere lì l’ispirazione o le suggestioni utili e infine scrivere il racconto. Questo sforzo non va perduto, ma i racconti vengono raccolti ogni volta in un e-book scaricabile gratuitamente.

Di tutti i progetti che mettano insieme archeologia e comunità, questo mi è sempre sembrato il più bello, efficace e coinvolgente.

Archeoracconto ad Arezzo

Ad Arezzo, il Museo è allestito nell’ edificio medievale sorto sui resti dell’anfiteatro romano. Come non esserne ispirati!

In tanti anni di vita, Archeoracconto, sebbene con alcune interruzioni, ha viaggiato parecchio: a Firenze, Venezia, Arezzo, Roma due volte, Napoli e da ultimo, per la seconda volta, a Ostia antica.

La tappa aretina è stata la mia prima, indimenticabile esperienza ad Archeoracconto. Ricordo l’emozione di partire da Roma all’alba in treno armata di computer e taccuino, ricordo la soddisfazione di arrivare ad Arezzo e di visitare il Museo Archeologico “Gaio Cilnio Mecenate” con le archeologhe in servizio; e ricordo la curiosità di ascoltare le storie dei reperti lì conservati, cercando l’ispirazione.

E dopo la visita, ricordo la preoccupazione di non sapere che cosa scrivere, una volta aperto il pc sul tavolo. Eravamo un bel gruppetto, ci guardavamo con aria solo apparentemente rilassata, da scrittori consumati. In verità, i nostri occhi si incrociavano chiedendo consiglio ma senza dirlo ad alta voce.

Ed è sempre così. All’inizio tutti siamo silenti e preoccupati, ma poi il ghiaccio si scioglie e ci si comincia a scambiare idee e soluzioni. E di nuovo si fa silenzio e si parte a digitare.

Quella di Arezzo fu la terza edizione di Archeoracconto e l’e-book che ne venne fuori si chiama Maecenas, in onore del personaggio cui è intitolato il Museo. Lo potete scaricare a questo link.

Leggete tutti i bellissimi racconti contenuti all’interno, e ci troverete anche il mio, La chiave verde (a p.19), con il quale vinsi la magnifica spilletta di Archeoracconto ❤️

Il fantastico premio che ho vinto con il racconto “La chiave verde”, alla terza edizione di Archeoracconto

Il canto di Ostia

Ecco il programma dell’ottava edizione di Archeoracconto organizzata al Parco Archeologico di Ostia antica a novembre 2024

All’ultima edizione di Archeoracconto ho giocato “in casa”, dal momento che è stata organizzata al Parco Archeologico di Ostia antica. Dopo alcuni anni di interruzione posso affermare che il gran ritorno è stato strepitosamente bello!

Ambientazione dell’evento: Ostia antica e il rinnovato Museo Ostiense.

Speakers in Museo : le stesse Marina Lo Blundo e Stefania Berutti, tra reperti e mitologia. Una bomba!

Luogo di scrittura: niente meno che la Biblioteca del Parco Archeologico di Ostia antica, normalmente accessibile su appuntamento e agli specialisti e, per l’occasione, aperta agli aspiranti scrittori!

Che dire: è stato davvero fantastico. Perché? Beh, provo a spiegarlo. Immaginate la scena: noi aspiranti scrittori tutti intimiditi, e anche un po’ arrugginiti, ci ritroviamo circondati dai volumi che contengono la storia degli scavi di Ostia, dalle foto dei direttori passati, Dante Vaglieri, Guido Calza e Italo Gismondi. Si respirava un’aria di memoria e di studio, insomma, una situazione davvero unica.

Ecco, quando a un certo punto ho visto la fotografia di Italo Gismondi – il mitico Gismondi, l’ “architetto per l’archeologia” che ci ha restituito, disegnata, tutta Ostia antica, nonché autore del plastico di Roma antica – appesa davanti a me, non ho avuto dubbi su quale sarebbe stata la storia che avrei raccontato.

Eccolo Gismondi, sulla copertina di uno dei cataloghi più importanti dedicati alla sua vita e alla sua opera curato da Fedora Filippi (2007).

È una storia in cui non ho potuto nascondere la mia passione per i luoghi, gli edifici e le strade, per gli antichi abitanti e per l’archeologia e la tradizione di studi ostiense della quale, nel mio piccolo, faccio parte anche io.

L’ebook dell’ottava edizione, con tutti i suoi bellissimi racconti, lo potete scaricare a questo link.

E la prossima?

In attesa di conoscere la prossima destinazione di Archeoracconto, colgo qui l’occasione per ringraziare Marina e Stefania per aver avuto questa idea geniale; e voglio anche ringraziare i compagni di scrittura e in particolare Danilo Linari e Flaminia Beneventano della Corte, con i quali continuiamo a sognare di scrivere e di fare archeologia insieme ❤️

E voi, mi raccomando, andate a cercare sui social Archeoracconto, leggete i racconti, e soprattutto diffondeteli!

E naturalmente fatemi sapere nei commenti quale vi è piaciuto di più.

A presto, Valeria


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1 pensiero su “Archeoracconto: quando l’archeologia si fa ispirazione.”

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