Qualche settimana fa con la community abbiamo visitato gli Horrea Piperataria al Foro Romano, un edificio recentemente scavato e musealizzato con un percorso dedicato e animazioni in realtà virtuale.
Come funziona il servizio? Che cosa dovete aspettarvi? Quanto costa? Vi dico tutto in questo post!
L’affascinante storia delle spezie a Roma
Al Foro Romano i cittadini di Roma antica andavano ogni giorno. Il Foro era il cuore della città, il fulcro dell’attività commerciale, della vita sociale, religiosa e politica.
Non c’era notizia che non passasse prima dalla bocca degli araldi urlanti sugli spalti al Foro e se volevi saperla dovevi esseri lì nel momento in cui la declamavano. Specie se non sapevi leggere.

Il Foro ha brulicato di vita dalla sua fondazione, in età arcaica, grazie all’opera dei re Tarquini nel VI secolo aC, fino alla fine dell’impero, nel V secolo. A dire il vero, la vita in quella valle potrà essersi rarefatta nei secoli tra tarda antichità e alto medioevo, ma di base non è mai sparita del tutto.
A cambiare sono stati, semmai, i piani di calpestio, che sono cresciuti in altezza; oppure i luoghi di riferimento, passando dai templi alle chiese cristiane, e di questi cambiamenti oggi possiamo leggere tutta, o quasi, la stratificazione.
Tra le attività principali che si svolgevano nel Foro, fin dall’età repubblicana c’era il mercato. Vi immaginate voi il caos di cittadini per la Sacra via, in cerca di pesce, vesti, gemme preziose o di un medico con le sue pozioni?
Le spezie non potevano mancare all’appello. E come per le merci più pregiate e rare, la loro storia ci racconta molto dei confini raggiunti dall’impero nei secoli, dei traffici commerciali e delle genti che andavano e venivano e con le quali i Romani erano in costante contatto.

Ecco perché è tanto importante quanto affascinante poter visitare oggi gli Horrea Piperataria al Foro Romano, in un nuovo allestimento che introduce i visitatori al tema dei commerci e al ruolo preminente di Roma imperiale nel disegno e nel controllo delle rotte e delle vie carovaniere che conducevano ai mercati delle spezie, per poterle acquistare e portare in città allo scopo di arricchire pietanze, colorare tessuti e curare le malattie.
I Flavi e le spezie
Se c’è un nome al quale dobbiamo associare la storia delle spezie a Roma è quello dei Flavi, la celebre dinastia di origini sabine che ha regnato dopo Nerone. Tra i loro nomi ricordiamo Vespasiano (69-79), il figlio Tito (79-81) e il fratello minore Domiziano (81-96), colpito da damnatio memoriae alla sua morte.




I Flavi scrivono una nuova pagina della storia politica e urbanistica di Roma, dovendo fare i conti con una pesante eredità, quella del “piromane” Nerone.
Approfittiamo qui per dire che in tempi recenti la figura di Nerone è stata rivalutata dagli storici e non si attribuisce a lui una responsabilità diretta dell’incendio del 64 dC.
È un fatto, tuttavia, che, anche dopo l’incendio, Nerone abbia continuato a costruire i vari padiglioni della sua Domus Aurea, occupando la città con le monumentali dependance del palazzo regio sul Palatino.
E se oggi Nerone, in quanto dannato dal Senato, è quasi invisibile dal punto di vista architettonico, i Flavi sono un po’ più evidenti. Il Colosseo è, infatti, ben visibile nel paesaggio odierno. Il Palazzo Flavio sul Palatino sopravvive. Eppure, anche i Flavi vanno cercati nel sottosuolo di Roma, sotto agli strati traianeo-adrianei, massenziani e costantiniani.
Ed è infatti sotto la mole della Basilica di Massenzio che sono stati trovati i resti dei magazzini per le spezie costruiti dai Flavi al Foro, proprio accanto al Templum Pacis, la piazza monumentale costruita da Vespasiano in forma di sacrario della dea Pax e di Museo alla greca, con il bottino della guerra giudaica.

In un progetto organico con il quale i Flavi intendevano ridisegnare la città a propria immagine, gli Horrea Piperataria trovano il proprio posto tra il Templum Pacis e la Sacra via, ai piedi della Velia e in un punto ben visibile della viabilità antica.
Impossibile non notarli!
L’edificio svolgeva una doppia funzione. Se da una parte serviva, nel pratico, a offrire un luogo di stoccaggio e vendita al dettaglio delle spezie, dall’altro faceva da megafono alla propaganda imperiale. Le spezie erano pregiate e richiestissime tanto dall’aristocrazia, quanto, ad esempio, dai medici, i cui ambulatori sono documentati proprio ai piedi della Velia.
Insomma, possiamo affermare che i Flavi hanno sempre saputo come conquistare l’approvazione dei concittadini, o, se non altro, imporre la propria visione.
Il percorso di visita nella stratificazione del Foro
Gli Horrea Piperataria furono scoperti all’inizio del Novecento da Maria Barosso (1869-1960), archeologa e talentuosa artista, che ci ha consegnato alcuni fra i più bei disegni dell’antico che oggi conserviamo nei nostri archivi.


Barosso era allieva del grande archeologo Giacomo Boni (1859-1925), l’inventore del metodo stratigrafico e precursore di quella che in Italia è poi divenuta l’archeologia stratigrafica diffusa a partire dalle rivoluzionarie idee di Andrea Carandini e dei suoi allievi negli anni ‘60 del Novecento.


Lo scavo degli Horrea Piperataria aveva quindi portato in luce, già all’epoca, l’importante edificio flavio, del quale si aveva notizia dalle fonti antiche, ad esempio il Cronografo del 354, nel quale i magazzini sono ricordati in associazione alla Basilica di Massenzio, poi detta di Costantino.
E vorrei ben dire: la prima cosa che noterete arrivando sul posto è che la “porta” di accesso agli Horrea Piperataria si apre in una breccia praticata nella gigantesca mole della Basilica. E su questo dettaglio vi invito a soffermarvi, per realizzare il fatto che gli Horrea sono stati totalmente sepolti. Sono stati cancellati in età massenziana, all’inizio del IV secolo, per costruire il più grande tribunale nonché sede del prefetto della città che Roma abbia mai visto.

Per raggiungere il sito, si entra da Largo della Salaria vecchia. Voi avrete acquistato in anticipo il vostro biglietto nominativo e personale, con il quale avrete accesso al Foro Romano e alla visita guidata obbligatoria agli Horrea Piperataria.
La guida del personale Ales vi aspetterà subito dopo i tornelli e vi scorterà lungo tutto il percorso, prima agli Horrea Piperataria e, poi, lungo il Vicus ad Carinas, nell’area del Templum Pacis, dove la visita si concluderà.
Le fasi cronologiche viste dai muri
E qui entriamo nel mio campo. La visita guidata si svolge all’interno dello spazio corrispondente agli Horrea Piperataria, oggi totalmente sepolto dalla Basilica di Massenzio, come ho anticipato prima.

Il progetto di divulgazione attraverso la realtà virtuale, promosso dal Parco Colosseo e curato dalla ditta Katatexilus (ormai una celebrità nell’area archeologica centrale, la trovate nella Domus Aurea e al Mausoleo di Cecilia Metella), vi accompagnerà per tutto il percorso.
Il racconto si apre con alcune immagini di cielo, che vi faranno capire che siete sotto alla Basilica di Massenzio. La comprensione dell’edificio antico è difficile, sappiatelo, perché non c’è abbastanza tempo per vedere tutto per bene, tra il buio necessario alle animazioni e la rapidità degli spostamenti obbligati.


Ecco, non ci si può muovere in autonomia, ma è necessario attenersi alle indicazioni del personale per posizionarsi nei punti dove la narrazione animata vi racconterà le varie vicende accadute.
Ascolterete una appassionante storia delle spezie, narrata attraverso mappe e fotografie. Ascolterete, tra gli altri, il nome di Gaza, una delle fondamentali città portuali dalla quale le merci, e i romani, salpavano per tornare a Roma, anzi, a Portus.


Fa un certo effetto ascoltare come i romani antichi avessero stretto rapporti con tutte le genti che abitavano lungo le vie dei commerci, fino in India, certo, non sempre pacificamente. Ed è assurdo pensare che quelle storie oggi hanno perso valore e la narrazione cui partecipiamo è, invece, totalmente diversa.
E allora vi chiederete perché ci si debba entusiasmare di Gaza nel passato, mentre oggigiorno se ne cerca di rimuovere l’esistenza, dal momento che ci obbliga ad ammettere il fallimento della nostra “democrazia” occidentale.
D’altronde, la conoscenza del passato ha un preciso scopo. Emozionarci, sorprenderci, certo, ma deve farci allargare la prospettiva. E penso che gli Horrea Piperataria riescano a raggiungerlo. Perfino loro, costruiti dai potentissimi Flavi, sono stati distrutti, sono stati cancellati dallo stratega venuto dopo.



Tutto, purtroppo, passa, ma le tracce, quelle no: restano sempre.
E quindi è grazie alle tracce che durante il percorso imparerete che prima degli Horrea c’era un’altra città, la città di Nerone. E che prima della città di Nerone c’era quella di Claudio. E grazie alle animazioni virtuali riuscirete a leggere anche voi questa sequenza di fasi strutturali e, quindi, di strati, ovviamente svuotati del deposito archeologico che è stato scavato dagli archeologi della Sapienza, diretti dal prof. Domenico Palombi, tra il 2019 e il 2023.




L’ultimo strato da includere nella sequenza stratigrafica è la soletta di cemento gettata nel Ventennio sopra allo scavo di Maria Barosso, cioè sopra agli Horrea che l’archeologa aveva appena scoperto. Questo perché, come sappiamo, il Duce ha preferito investire nel completamento del progetto di Via dei Fori Imperiali, per concludere il quale l’area degli Horrea, prossima alla Velia tagliata e al cantiere della strada, era meglio coprirla.
Inoltre, la soprastante Basilica di Massenzio doveva essere “restituita” al pubblico come luogo per spettacoli artistici, quindi la soletta fu stesa a creare un piano pavimentale. L’archeologia stratigrafica serve proprio a questo: partire dal presente, tornare indietro al passato sfogliandolo per strati, mettere in fila i dati per fase e ritornare al presente.

E il presente siamo anche noi, siamo sedime, siamo parte della Storia. Produciamo tracce e lasciamo segni (ad esempio restauri e musealizzazioni), in un continuum narrativo che è bene accogliere, per goderne appieno e affinché sia utile.
Dallo scavo alla musealizzazione
Ora vi racconto un po’ di retroscena. Se questo progetto ha una fortuna, quella è la community, siete voi. Il modo in cui ci siamo conosciuti negli anni è diverso per ciascuno, ma il bello e la forza di “Muri per tutti” è che siamo tutti qui, desiderosi di incontrarci, di parlare di archeologia, di fare archeologia, insieme.
Nel 2019, quando lo scavo agli Horrea Piperataria cominciava, io venivo chiamata a tenere una lezione di Archeologia Urbana per il Master Architecture – Landscape – Archaeology organizzato dalla Sapienza, un percorso specialistico a metà tra Architettura e Archeologia: fantastico. I referenti scientifici erano la professoressa Alessandra Capuano e – tenetevi forte – il professor Domenico Palombi, il direttore scientifico degli scavi agli Horrea.

Come spesso vi dico nei miei video, il professor Palombi è per me uno dei più grandi conoscitori di Roma antica, insieme a Coarelli; ha scritto pagine fondamentali sulla topografia di Roma e, sebbene abbiamo formazioni diverse e approcci qualche volta distanti, ci stimiamo e rispettiamo. E nel nostro ambiente asfittico ciò è un dono.
Tra i suoi collaboratori alla ricerca c’è l’archeologo Andrea Grazian, che all’epoca del Master era coinvolto nella didattica e da quel momento siamo stati sempre in contatto. Dovete sapere che molte delle storie di muri che vi racconto si nutrono di bibliografia che posseggo. Ma spesso capita che dai colleghi appassionati, come ad esempio Andrea, vengano ulteriori approfondimenti.
Sogno il giorno in cui vi racconteremo insieme il muro “parlante” dell’Esquilino, di cui vi avevo parlato, insieme a una bella passeggiata sul colle, oggetto della sua ricerca dottorale.
E grazie ad Andrea ho potuto conoscere molti dettagli della storia degli Horrea Piperataria e di come si sia passati dallo scavo alla valorizzazione. E c’è da dire che è stato un processo rapido, cosa abbastanza rara da noi! Lo scavo si è concluso nel 2023 e già l’anno dopo l’area era accessibile.
Ringrazio, quindi, pubblicamente Andrea per il supporto e perché in fondo condividiamo la stessa visione del nostro mestiere, della nostra funzione di archeologi a beneficio della collettività. Abbiamo la fortuna di fare parte di questa community e mi sembra evidente che possiamo fare molto insieme, andando oltre steccati e staccionate.
E oltre ad Andrea voglio ringraziare la community che, a partire da un mio invito su Instagram, ha comprato il biglietto e ha partecipato insieme a me alla visita guidata.

Anche questo è degno di nota. Muri per tutti contribuisce, nel suo piccolo, al sostegno economico del patrimonio culturale attraverso l’organizzazione di lezioni di archeologia sul campo organizzate da me, un dottore di ricerca con l’Abilitazione Scientifica Nazionale all’insegnamento universitario (ASN 2016), lezioni che penso condivise. E tutti paghiamo il biglietto secondo le nostre possibilità e questo si deve sapere!
Io faccio ricerca, sono una docente e quindi porto a voi, gratuitamente, quello che sono abilitata a raccontare in un’aula universitaria. Il mio obiettivo è condividere il sapere e fare, quindi, archeologia dal basso.
Con voi e per voi.
Un ultimo pensiero
Da specialista di archeologia dell’architettura ho un po’ storto il naso (e non ne ho fatto mistero su Instagram) all’idea di dover pagare una visita guidata obbligatoria svolta dal personale interno ad Ales. Per chi, come me, fa ricerca, insegna, si aggiorna, immaginavo la possibilità di poter esplorare il luogo in autonomia e avere il tempo di osservare i dettagli oggetti del mio percorso di studi.
Le attuali regole non permettono questa possibilità, ma io vorrei comunque sollevare il problema perché magari ci sarà modo di trovare una soluzione. Io sono ben felice di pagare i servizi, ma vorrei venisse riconosciuto dalle istituzioni che non siamo tutti uguali, non siamo una massa indistinta.
Penso sia legittimo chiedere che si offra a chi opera attivamente nel settore della ricerca e della formazione la possibilità di poter visitare i luoghi con altri specialisti e fare domande specifiche e pregnanti, che sarebbe poco educato e forse anche fuori luogo rivolgere al personale Ales. Io avrei amato vedere gli Horrea con Palombi e Grazian.
Ad esempio, un’ora a settimana in cui l’ingresso sia aperto agli specialisti (e intendo non solo le guide, ma i docenti di ogni ordine e grado, i PhD, i ricercatori inquadrati e indipendenti), anche senza animazione 3D e con il supporto scientifico degli archeologi o dei funzionari coinvolti nel progetto.
Come si può fare, altrimenti, una buona divulgazione senza tali occasioni di incontro? Studiando in biblioteca, certo, ma chi non vi ha accesso, che fa?
Ciò detto, come “Muri per tutti” farò il possibile per avere questa chance. Magari Palombi in persona non avrà modo di guidarci, ma forse con Andrea, confidando nella sua disponibilità, possiamo organizzare un sopralluogo all’esterno degli Horrea e leggere insieme quelle pareti stratificate che ci hanno fatto sognare!
Grazie per avermi seguita in questo viaggio nelle spezie, spero abbiate curiosità di andare a vedere con i vostri occhi gli Horrea Piperataria.
Per me è stato un onore poterlo visitare con la community. Dedico, quindi, questo articolo ai presenti: Alessia, Fabiola, Danilo, Alessandro, Claudia, Adelaide, Giorgio, Cristina e Fabiana.








INFO PRATICHE
Il biglietto intero FORUM PASS SUPER costa 26 €
Ci sono riduzioni dai 18 ai 25 anni per i cittadini dell’UE
Gli aventi diritto non pagano l’accesso mentre per tutti è obbligatorio il costo della visita guidata, 8 €
Il sito è aperto MARTEDÌ, VENERDÌ e SABATO per gruppi di massimo 10 persone.
L’accesso è da Largo Salara Vecchia e il punto di incontro con la guida interna e subito dopo i tornelli.
Le info le ho prese dal sito web del Parco Colosseo che trovate qui.
Novità
Ho cominciato a collaborare con la testata on line GIANO NEWS.
Trovate a questo link il mio articolo sugli Horrea Piperataria, che potrete anche ascoltare perché esiste l’opzione “ve lo leggo io”.
Spero vogliate seguirmi anche là!
Grazie,
Valeria
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1 pensiero su “Horrea Piperataria al Foro Romano”